La “merenda” dei popoli

Il crescente divario tra ricchi e poveri è oggi il principale problema politico, etico ed economico che il nostro secolo deve affrontare. Ma come farlo capire ad una generazione di ragazzi refrattari a questi problemi, con l’attenzione rivolta al proprio ménage personale e niente altro? Come stimolare l’attenzione su questioni decisive per tutti, muovendoci verso pace e giustizia in un mondo in cui diamo risposte basate sulla violenza, sulla crisi, sulla prevaricazione, sulla paura, sui bisogni personali?
Sono un’insegnante di Enac Emilia-Romagna di Fidenza ed ho provato a sensibilizzare i miei studenti delle classi 2^ Operatore Amministrativo Segretariale e 2^ Operatore ai Trattamenti Estetici, durante le lezioni di economia, facendo sperimentare in prima persona la distribuzione delle risorse del mondo per comprendere che esiste un’altra realtà che spesso e volentieri è ignorata. Ho proposto quindi un’attività che ho denominato “merenda dei popoli”.
In primo luogo ho suddiviso gli studenti in gruppi e ad ognuno è stato assegnato un continente: Asia, Africa, Europa, Oceania, America del Nord, America del Sud (le Americhe sono state divise per evidenziare meglio le diversità). Ad ogni gruppo è stata richiesta una ricerca su una presentazione condivisa di Drive in cui evidenziare la “Carta d’identità” del continente, con dati relativi alla superficie, alla popolazione, alle risorse disponibili, alla ricchezza, allo sviluppo dei settori economici.
La mattina del 21 febbraio 2022 dopo una breve presentazione del lavoro svolto dai vari gruppi, con proiezione dei dati raccolti, li abbiamo elaborati calcolando le % delle superfici dei vari continenti sul totale delle terre emerse, le % della popolazione e le % della distribuzione della ricchezza sul totale generale.
Le % ottenute poi sono state traslate sulla logistica fisica della classe: i banchi sono diventati le terre emerse, uniti per formare i vari continenti, gli alunni rappresentavano la popolazione mondiale distribuita secondo la densità di popolazione ed un pacco di biscotti rappresentava la nostra ricchezza totale.
Con grande partecipazione ed attenzione i ragazzi hanno partecipato nella riproduzione della realtà, rendendosi subito conto della diversità tra i vari continenti ma l’aspetto che li ha più colpiti è stato senza dubbio il momento della distribuzione della ricchezza, cioè dei biscotti. Immediatamente un senso di disparità e disuguaglianza si è diffuso: continenti con tanta popolazione avevano ricevuto ben poco cibo, in Africa addirittura si disponeva di un solo biscotto per tutta la popolazione! Al contrario in America del Nord, dopo essersi abbuffati, potevano anche permettersi di buttare i biscotti avanzati. Tutto questo mentre altri avevano ancora fame! L’impatto è stato fortissimo: in brevissimo tempo si sono resi conto del significato dei numeri che avevano scritto, delle % che avevano calcolato, dei grafici che avevamo analizzato. Sull’onda delle emozioni abbiamo così riflettuto insieme ed ognuno ha presentato un elaborato con l’indicazione di cosa avesse provato e cosa avrebbe potuto fare.
Questa lezione ha rappresentato un modo semplice per leggere una realtà che non può essere ignorata: il mondo è nelle mani dei giovani che devono risvegliare la propria coscienza, cominciare a commuoversi di fronte alla sofferenza del mondo, che è diventata parte della quotidianità nelle notizie che giungono dai media.
La pandemia e la recentissima guerra in atto hanno poi intensificato queste problematiche e, mentre la maggior parte della popolazione italiana può mangiare tutti i giorni e magari buttare anche il cibo avanzato, ci sono persone che soffrono la fame, soprattutto nel Sud del mondo: prendere coscienza di tutto questo può aiutare a migliorare il benessere di tutti in un’ottica di superamento delle diseguaglianze sociali per la restituzione della dignità umana, spesso calpestata. La povertà non è “frutto del destino”, ma conseguenza dell’egoismo, come indicato anche da Papa Francesco in occasione della giornata mondiale dei poveri.
Di fronte a questa realtà ho voluto che i nostri allievi non rimanessero insensibili o “paralizzati” insegnando loro che siamo tutti responsabili. E’ stata una piccola goccia nel mare dell’indifferenza, ma mi auguro di aver smosso qualche riflessione…