Museo della Preistoria e Museo Egizio- Scuola Primaria “Maddalena di Canossa” di Fidenza
A conclusione di questo anno scolastico, che non ha permesso di effettuare viaggi d’istruzione e visite di persona ai musei a causa pandemia, è stato realizzato dagli alunni della Scuola Primaria “Maddalena di Canossa” di Fidenza un progetto ambizioso: “Museo della Preistoria e Museo Egizio”.
Il tutto è stato allestito presso la Chiesa di S.Giorgio con la possibilità di visita da parte dei famigliari, amici e tutta la cittadinanza fidentina. Le classi Terza A e Terza B, che solitamente si recano a fine anno a visitare le incisioni rupestri presso l’Archeocamuni, hanno creato con una tecnica originale di pittura (burro e colore) e immagini relative ad animali e uomini preistorici.
Le classi Quarta A e Quarta B invece si sono addentrate nel mondo degli Egizi costruendo una gigantesca piramide sociale utilizzando materiali di riciclo, riprodotto papiri, gioielli, sarcofagi, il fiume Nilo. Inoltre, hanno tradotto alcuni testi in lingua inglese i quali illustravano la vita quotidiana del popolo Egizio; mentre per quanto riguarda la religione, hanno raffigurato tutte le divinità arricchendole con didascalie e ricerche personali.
Non si è tralasciato l’aspetto ludico: è stata disegnata una gigantografia raffigurante un arciere senza volto al cui interno i visitatori potevano posizionarsi e scattarsi una foto. I ragazzi, durante l’anno scolastico hanno creato, grazie a tutte le informazioni raccolte e allo studio, il mini libro in rima baciata con curiosità, cruciverba e quiz enigmistici.
Tutto ciò è stato arricchito da quadri, libri e oggetti raccolti grazie al contributo delle famiglie. Questo è stato un progetto articolato che ha impegnato tutto il secondo quadrimestre le insegnanti Martina Selmi, Chiara Ghirardi, Francesca Arduini, Andres Ceballos Ramirez, Sharon Salici, Maura Fava, Irene Battistini e Maria Chirumbolo.
La mostra è stata inaugurata alla presenza dell’Assessore alla pubblica istruzione Stefano Boselli, assessore alla cultura Maria Pia Bariggi e Sua Eccellenza Mons.Ovidio Vezzoli: gli alunni sono stati per loro guide d’eccezione effettuando spiegazioni dei singoli pannelli esposti.
Quest’ultimo ha commentato il museo con queste parole: “Nessuno nasce imparato. Si acquisiscono delle nozioni, le quali diventano patrimonio personale, e che non dimenticherete mai, soprattutto quelle a cui avete lavorato con dedizione vi rimarranno sempre impresse. C’è stato indubbiamente un impegno di ricerca, però non è bastato questo, avete avuto la fantasia, l’intelligenza, l’originalità di esprimere quello che avete studiato e quello che avete imparato attraverso la costruzione: della piramide sociale, dei pannelli, dei papiri ecc…”.
Tutto il corpo docente ringrazia caldamente la concessione della Chiesa di S.Giorgio da parte della Curia di Fidenza e per la partecipazione del Comune di Fidenza in questa iniziativa.
La DAD non ferma la passione per gli scacchi alle Canossiane di Monza
La didattica a distanza non è riuscita a fermare il programma di scacchi in vigore da quattro anni presso l’Istituto delle Canossiane di Monza. Le partite si sono trasferite online.
Giocare a scacchi è una attività educativa che rafforza le funzioni logiche, oltre ad influire positivamente sul rispetto delle regole e sulle capacità decisionali dell’individuo. Un progetto che non si è fermato neanche in epoca di pandemia. La scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Maddalena di Canossa da quattro anni porta avanti questo programma, collaborando con l’Asd Scuola Scacchi Cormano, ed ora, non potendo momentaneamente frequentare la loro aula scacchi nella sede di via Petrarca, i centododici alunni delle sei classi frequentano lezioni a distanza seguiti dal loro insegnante di educazione motoria Davide Malvisini.
«Abbiamo deciso di non fermarci perché crediamo molto nelle ricadute benefiche del gioco degli scacchi sulla formazione dei ragazzi – sottolinea la preside Viviana Gatto – ed abbiamo stabilito di prendere parte anche al “Trofeo promozionale scacchi scuola studenti” a squadre on line che coinvolgerà alcune scuole secondarie di primo grado e di secondo grado della nostra provincia».
L’iniziativa, promossa dall’ASD Scuola Scacchi Cormano con l’Ufficio scolastico per la Lombardia della zona di Monza e Brianza, era in programma il 14 aprile. Inoltre, l’Istituto Maddalena di Canossa sabato 20 marzo ha tenuto il suo torneo interno, sempre da remoto, per selezionare i quindici partecipanti da mandare all’appuntamento provinciale.
«Nonostante le difficoltà del momento – sottolinea Giuseppe Lisimberti di Bovisio Masciago, presidente onorario e fondatore dieci fa della scuola cormanese – siamo riusciti a organizzare un corso di formazione, durato dal 25 febbraio fino a poco fa, sul tema “Gli scacchi a scuola verso una didattica 4.0” che ha coinvolto sessantasei docenti di tutta la Brianza e a breve ci attende il torneo che chiamerà a raccolta gli studenti attraverso un’apposita piattaforma di gioco. Il nostro auspicio è di poter tornare a organizzare al più presto eventi in presenza».
ENAC Emilia Romagna: nuovo punto vendita didattico
Il primo giugno 2021 si è svolta presso ENAC Emilia-Romagna, nella sua sede di Fidenza, l’inaugurazione del nuovo punto vendita didattico per la vendita simulata di prodotti cosmetici e del benessere.
Il nuovo punto vendita è il frutto di una Unità Interdisciplinare della Classe II del Corso Operatore Amministrativo Segretariale che ha visto coinvolte diverse discipline, come ad esempio: pratiche di ufficio, economia aziendale, informatica, marketing, allestimento&visual merchandising e inglese.
Partendo dall’esperienza di Simulazione d’impresa, attraverso cui gli studenti “imparano facendo” (vale a dire la metodologia didattica adottata durante tutto l’anno scolastico) e in collaborazione con la Città del Ragazzo di Ferrara e l’impresa madrina “Terme di Salsomaggiore e Tabiano”, gli alunni hanno simulato tutte le operazioni necessarie per l’avvio di una nuova attività di vendita al pubblico.
Essi hanno quindi appreso quali siano gli adempimenti necessari per richiedere l’autorizzazione al Comune, per comunicare ai vari Enti l’apertura dell’attività, e hanno iniziato a conoscere e utilizzare un nuovo software appositamente installato per la gestione di un negozio.
Inoltre, hanno appreso l’utilizzo dei codici a barre, l’associazione ai prodotti, l’inserimento degli articoli per la gestione delle operazioni di cassa e del magazzino.
Divisi in gruppi, hanno poi “pensato” e “realizzato” il logo dell’evento e prodotto la locandina pubblicitaria dello stesso. Contemporaneamente, hanno realizzato il nuovo catalogo cartaceo e on line, in italiano e inglese e le brochure da distribuire durante l’inaugurazione del punto vendita.
Hanno poi studiato le tecniche base del visual merchandising, arrivando a progettare l’allestimento e l’esposizione dei prodotti, utilizzando le scatole vuote dei prodotti stessi fornite dall’azienda madrina. Pian piano il nuovo punto vendita ha preso forma: sono stati quindi realizzati e spediti gli inviti alle autorità, mentre i ragazzi hanno esaminato le tecniche di accoglienza in un negozio e preparato le gift card da consegnare agli ospiti. Tentando all’interno dei suoi corsi. Il corpo docente ha creato una sfida reale (il reperimento di fondi per finanziare il nuovo laboratorio) e i ragazzi hanno messo in campo le loro competenze e si sono messi in gioco per risolvere il problema.
Il gran giorno è poi finalmente arrivato.
Nel rispetto delle norme anti-assembramento e quindi con grande attenzione al distanziamento, Fiammetta Antozzi, direttrice di Enac ER, ha tagliato il nastro, dopo essersi complimentata per il lavoro svolto dagli studenti, eleganti ed emozionati, certi di aver aggiunto nuove competenze alla loro preparazione.
La giornata si è conclusa con la vendita, simulata, dei prodotti da parte degli alunni che si sono avvicendati nei panni di cassieri e di clienti, “giocando” con scontrini e altri mezzi di pagamento.
Certamente un metodo divertente per aumentare le loro competenze non soltanto di stampo segretariale, ma anche relativo al mondo della vendita e della relazione con il pubblico.
Cuore di questa unità didattica sono state le docenti Sabrina Crovini e Maura Massari.
Al termine dell’anno scolastico, finalmente, gli studenti del Liceo di Scienze umane – teatro e cinema dell’Istituto Canossiano Madonna del Grappa di Treviso, sono riusciti a mettere insieme uno spettacolo e presentarlo al pubblico di amici e parenti.
Una grandissima soddisfazione unita alla gioia di poter tornare sul palco di fronte ad una platea. Il tutto, ovviamene, si è svolto nel rispetto delle norme anticovid. Le ragazze e i ragazzi hanno recitato, cantato, ballato in gruppo, in duetti e in assoli. Ogni pezzo è stato preparato da loro anche dal punto di vista registico e coreografico, sotto la guida esperta del Prof Davide Stefanato.
I ragazzi hanno saputo mettere in scena le loro emozioni legate ad un anno molto complesso, la voglia di ripartire, l’impazienza di ritornare a vivere a piena la loro splendida giovane età!
Nonostante l’anno complesso, le loro competenze sono sicuramente maturate e non vediamo l’ora di vederli nuovamente sul palcoscenico!
Grazie alla collaborazione con l’associazione “Millenium 2000”, ENAC Puglia ha la possibilità di realizzare un nuovo laboratorio per la produzione di pasta secca. Nonostante gli ingenti investimenti, sono ancora necessarie delle ultime opere di adeguamento degli impianti. Questa esigenza ha stimolato la creatività degli allievi che, su mandato della direzione dell’ente, hanno avviato il primo progetto di crowdfunding promosso da ENAC Puglia.
Per chi non lo sapesse, il ‘crowdfunding’ rappresenta il ‘finanziamento della folla’ dall’inglese ‘crowd’ (folla) e ‘funding’ (finanziamento) e talvolta ci si riferisce a tale fenomeno come ‘finanziamento dal basso’ o ‘finanziamento collettivo’. In sostanza, si tratta di raccogliere denaro da più persone per finanziare la realizzazione di un progetto o di un’idea.
Ecco quindi che gli studenti di ENAC Puglia hanno concepito e dato alla luce l’AGROBOX, un pacco alimentare che al suo interno contiene:
2 confezioni da 500g di pasta Foglie di ulivo;
2 confezioni da 500g di pasta Gigli;
250 ml di olio Evo “Società Agricola Figliolia”
5 kg di semola rimacinata “Senatore Cappelli”
1 kg di farina “Grano mischio”;
2 lattine di pomodori “Rosso Gargano”;
1 bottiglia di vino “Antica Enotria”;
1 voucher per il ritiro di 5 Kg di pasta prodotta nel nuovo laboratorio;
Cantucci alle mandorle e cioccolato prodotti dagli allievi dell’OF17 di ENAC Puglia;
Scaldatelli prodotti dagli allievi dell’OF18 di ENAC Puglia;
I prodotti all’interno del box sono stati realizzati direttamente dagli allievi o, in alcuni casi, sono stati donati da alcune aziende sponsor. Per promuovere l’iniziativa gli allievi dell’ENAC Puglia hanno organizzato un evento di sensibilizzazione lo scorso 16 giugno presso la struttura formativa di Via Gioberti a Foggia.
Questa splendida iniziativa si inserisce all’interno del progetto Early School Workers e rappresenta un’applicazione pratica della metodologia Project Based Learning (PBL) che l’ente sta implementando all’interno dei suoi corsi. Il corpo docente ha creato una sfida reale (il reperimento di fondi per finanziare il nuovo laboratorio) e i ragazzi hanno messo in campo le loro competenze e si sono messi in gioco per risolvere il problema.
Lettera a cuore aperto della Classe V liceo delle scienze umane dell’Istituto Matilde di Canossa di Como
Vi riportiamo una lettera inviataci dalle studentesse della V scienze umane dell’Istituto Matilde di Canossa di Como. A noi ha fatto particolarmente riflettere e le loro parole ci hanno fatto emozionare…buona lettura!
Le ragazze scrivono: “Che cosa non vogliamo dimenticare della pandemia?”è la domanda protagonista della “Settimana delle Scienze umane 2020-2021 ”, organizzata come ogni anno dal nostro Istituto per gli studenti del triennio iscritti appunto al Liceo delle scienze umane: cinque giorni di stop alle lezioni tradizionali e dedicati all’approfondimento di un tema particolare grazie all’intervento di relatori competenti, a momenti di riflessione nella classe e tra le classi e alla progettazione di un prodotto finale che possa presentare, sia al resto della scuola che all’esterno, quanto appreso.
Il tema di quest’anno pare a primo impatto paradossale: da oltre un anno infatti l’intero pianeta è colpito da una crisi sanitaria che ci ha costretti a molti sacrifici ed ha provocato molto dolore, perché allora ci chiediamo cosa non vogliamo dimenticare?
Durante la settimana abbiamo potuto ascoltare voci di esperti operanti in diversi ambiti della società che ci hanno reso partecipi di sfaccettature nascoste e poco note della pandemia: un filosofo, una maestra delle elementari con alcuni suoi alunni, un politologo, una psicoterapeuta e un’infermiera. In ognuno di loro abbiamo intravisto la fatica nell’affrontare questo tempo “imprevedibile” che ci ha colti di sorpresa e impreparati, che ci ha costretto a sperimentare così da vicino la solitudine e la sofferenza, ma ciò che è emerso in maniera preponderante è stata la speranza, il desiderio di vivere intensamente anche questa nuova sfida. Grazie ai loro occhi, abbiamo visto la nostra situazione di isolamento in modo diverso, sicuramente più empatico, comprendendo come sia infantile chiudersi e fossilizzarsi sul proprio ego mortificato, perché essere uomini e donne significa spendersi sul campo, e non importa quanto questo campo possa essere minato, quello che conta è cercare di aprire una strada capace di mostrare, a noi stessi ed agli altri, orizzonti nuovi e nuovamente significativi in una terra che pareva già nota a tutti.
Cosa non vogliamo dimenticarci quindi, o meglio, cosa vogliamo ricordare, cioè “richiamare in cuore”, anche tra molto tempo, di questi anni di pandemia?
Resterà nel nostro cuore un pensiero che ci dirà di come questo periodo disordinato ci abbia permesso di guardarci dentro, di essere solidali con gli altri, di unirci anche se tutti distanti.
Non vogliamo dimenticarci di come questa “tempesta” ci abbia permesso di riscoprire lo stare in famiglia, l’essenzialità, il valore della libertà e della scuola come luogo, anche virtuale, di incontro e di confronto.
Non vogliamo dimenticarci dell’impegno di insegnati e studenti al fine di trovare nuove e stimolanti modalità di dialogo e conforto, così come porteremo con noi le persone che ci sono state vicine e quelle che hanno fatto del “prendersi cura” il proprio compito quotidiano.
Ci verrà in mente di come spesso ci siamo affidati al virtuale forse anche per scappare da una realtà stretta e difficile, e ci penseremo due volte, quando avremo la possibilità di chiarire un rapporto di persona, a rinunciarci optando per un semplice whatsapp. Ricorderemo di come vince sempre chi si mette in gioco, anche se agli occhi degli altri può apparire un perdente. Ricorderemo che il pessimismo è facile, mentre la vera sfida è sempre quella della speranza.
Si, durante il lockdown abbiamo compiuto 18 anni, siamo diventante maggiorenni senza feste né celebrazioni. Ci è sembrato ingiusto, ma forse grazie a queste rinunce siamo diventate davvero un po’ più grandi, più ricche e consapevoli, e quindi responsabili. Responsabili di mantenere viva in noi la memoria di questa fatica, ma anche di coglierne le potenzialità per farle fruttare nel futuro. La nostra vita è adesso, e nessuna pandemia, così come nessun’altra difficoltà, potrà mai sottrarcela del tutto. Questo ricorderemo, questo il nostro messaggio: “Ogni mattina, dimentica le tue ansie e le tue paure: alzati e impegnati per diffondere la tua luce tutt’intorno. Soltanto i ciechi non potranno scorgere il tuo splendore, tutti gli altri ne resteranno affascinati”.
Marco, è poco più di un anno che sei entrato nella famiglia ENAC, anno in cui ti sei occupato soprattutto dei corsi di formazione per il personale delle scuole canossiane. Come ti sei sentito in questa nuova veste, da progettista quale sei?
Mi sono sempre occupato di sociale e di categorie svantaggiate, in Italia e all’estero. Supportare gli insegnanti nello sviluppo delle proprie skills, in particolare quelle soft, quelle più relazionali ed empatiche, è per me motivo di appassionamento e di crescita professionale in quanto sono operatori che a loro volta si interfacciano direttamente con forme più o meno profonde di “svantaggio”. Non è più un ruolo di mediazione diretta e compartecipata ma diventa un’azione di secondo livello per creare le migliori condizioni necessarie affinché i docenti possano esprimere le proprie competenze per scoprire talenti, anche laddove si vedano soltanto difficoltà (dell’apprendimento, del calcolo, della dizione…). Gli insegnanti sono molto spesso i primi educatori di una società, specialmente in presenza di famiglie disgregate o multi-famiglie dove i giovani “adulti” hanno molteplici riferimenti senza esserne punti fermi. Quest’aspetto accresce il mio senso di responsabilità.
Per te la formazione è stato scoprire un nuovo mondo: qual è l’aspetto che ti è piaciuto di più? E quello che ti è piaciuto meno?
Provengo da una famiglia di insegnanti pertanto ho sempre respirato “scuola” a casa e nelle conversazioni serali. Per studi e interessi mi sono dedicato al sociale e a contesti dal forte impatto sfidante e con un respiro internazionale, questo in parte mi manca. D’altro canto apprezzo l’ampissimo parterre che il mondo canossiano mi sta mettendo a disposizione presentandomi persone di altissimo profilo e di indubbia qualità professionale. Ho molto da imparare da questi incontri e dalla missione di Maddalena, che di sfide ne ha vinte tantissime!
Se pensi ai partecipanti, quale credi sia la loro opinione sull’offerta che diamo loro?
Non posso dire molto in un anno di lavoro e non ho l’esperienza per confrontare ENAC con altri enti di formazione e con la loro offerta formativa. Ritengo che ENAC faccia il possibile per tenere in considerazione alcuni parametri fondamentali della formazione:
I principi canossiani e il ruolo dell’educatore/ educazione all’interno degli Istituti;
La contemporaneità dell’offerta formativa con il contesto attuale che sta vivendo l’istruzione e la formazione in Italia e, grazie alla rete di stakeholder europei, anche fuori dai confini nazionali;
L’innovazione formativa, con un’attenzione particolare all’evoluzione della scuola nel contesto legislativo e sociale italiano, favorendo formazioni dedicate e tailor made per categorie specifiche all’interno della scuola e dei centri di formazione professionale (dirigenti, coordinatori, amministrativi e personale non docente).
Da queste premesse e dai questionari di gradimento che riceviamo al termine di ogni corso è riscontrabile un buon apprezzamento della nostra offerta formativa da parte dei discenti. Qualche problema legato alla formazione a distanza, ma questo è inevitabile.
Sicuramente la gravi crisi pandemica non ha favorito il rapporto diretto e costante con le sedi e con il personale ivi impiegato; sarà mio compito riprendere e rafforzare le relazioni.
Ci sono dei corsi specifici che ti piacerebbe proporre loro in futuro?
In generale sono molto attratto da formazioni che riguardano l’aumento delle performance delle capacità cognitive individuali (corsi di memorizzazione rapida, competenze socio-emotive, mind-mapping, l’uso delle frequenze per la metaconoscenza, ecc.). Credo che utilizziamo molto poco del nostro intelletto e si potrebbe far di più. Apprezzo il mantenimento di un certo grado di creatività e visualizzazione (…di un mondo più in connessione con la natura e con il Divino) anche all’interno di mansioni e/o attività tecniche come quelle che svolgo. Mi piace l’approccio montessoriano nell’educazione e, da padre, vorrei che i bambini venissero spronati ad esprimere i loro talenti, anche se questi sono lontani da programmi ministeriali o format educativi prestabiliti. Gli insegnanti in questo fanno la differenza. Educare, nell’etimologia della sua parola, significa “tirare fuori” e mi piacerebbe proporre corsi per sviluppare ancor più queste competenze nel corpo docenti canossiano, che già è molto preparato. Mi riprometto in futuro di ascoltare sempre più i bisogni delle nostre realtà educative e trarre insegnamento dai loro approcci per favorire un’offerta formativa sempre più attinente al loro modo di concepire l’educazione e la formazione. In futuro, per migliorare l’offerta formativa, ENAC sta ideando un nuovo catalogo corsi e un database formatori di alto profilo.
Cosa ci dici della formazione a distanza? Quali sono, secondo te, le maggiori differenze con la formazione in presenza?
Inizio con un pro: possiamo proporre i top formatori a qualsiasi realtà educativa indipendentemente dalla distanza e dalla logistica. Questo accresce moltissimo la qualità formativa. Viene però meno tutta la comunicazione non verbale e la “potenza” del gruppo, l’energia che essa sprigiona, il confronto coi colleghi su tematiche “altre” e quella connessione naturale tra le persone che si crea spontaneamente in un ambiente con molte identità e valori. Mi chiedo, tuttavia, cos’è meglio tra la formazione a distanza e la non-formazione? La domanda è sarcastica, pertanto accolgo favorevolmente la formazione a distanza come una grande opportunità contraria all’apatia del sapere che si sarebbe potuta creare senza questo importante strumento.
Per noi che progettiamo, organizziamo, monitoriamo e rendicontiamo i corsi la modalità a distanza ha aumentato la mole di lavoro ed il processo di “tecnicizzazione” del nostro operato.
Una richiesta che faresti all’ente finanziatore?
(Ride) L’informatica dovrebbe essere al servizio dell’uomo per favorire e velocizzare i processi lavorativi. Con il nostro donor è così solo in parte. Quindi, la prima cosa che chiederei è una rivalutazione della piattaforma digitale per eliminare ripetizioni e l’inserimento di dati già più volte introdotti. D’altro canto, ho trovato moltissima disponibilità e una grande dedizioni nei confronti di noi enti attuatori. Merito anche del curriculum che ENAC si è creato in questi anni di lavoro dovuta alla professionalità dei miei colleghi.
10 ottobre 2020: 170 anni di presenza canossiana sul territorio di Legnano
Ad inizio 2020 era stata costituita una commissione incaricata di preparare un canovaccio di festeggiamenti per l’evento, ma la pandemia ha poi bloccato il progetto destabilizzando un po’ tutti.
A settembre il corpo docente della Scuola Primaria “Barbara Melzi” ha affrontato l’avvio dell’anno scolastico con la gioia di poter avere a scuola gli alunni in presenza, imparando tutti insieme a convivere con la pandemia.
Il percorso formativo di quest’anno ha portato gli insegnanti a immaginare la scuola come una finestra aperta sul mondo; un luogo dove, guardando il passato carico di esperienze, si impara a vivere il presente e ad immaginare il futuro.
A termine dell’anno scolastico c’è stata la possibilità di festeggiare tutti insieme: martedì 1 giugno, Il vescovo di Milano Mario Delpini ha celebrato una messa nel parco dell’Istituto, per i 170 anni di presenza della Comunità delle madri canossiane a Legnano.
Nell’omelia è stata ricordata Barbara Melzi, figura che ha seminato attraverso l’insegnamento il messaggio di attenzione verso i giovani; Serva dei poveri e dei bisognosi>>, così è stata definita dall’arcivescovo Delpini.
Intervista a Maria Rosaria, referente per la formazione nella Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale delle scuole e dei centri canossiani, collaborando con i coordinatori per la buona riuscita degli interventi. Per la Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza sei tu a seguire questo piano di crescita. Cosa ne pensi di questo tuo ruolo?
Nel lontano anno scolastico 2014/15 mi è stato conferito l’incarico di Coordinatrice Didattica nella Scuola dell’Infanzia. Considerando che per la prima volta svolgevo ufficialmente questo incarico, devo ammettere di aver avuto, in un primo momento, dei timori legati alla responsabilità che andavo ad assumermi, ma al contempo, constatavo fiducia e stima dei Superiori verso la mia persona.
Se pensi all’evoluzione negli anni, in termini di bisogni e risposte, come valuti l’offerta?
L’offerta formativa proposta da ENAC in questi anni mi ha dato la possibilità di conoscere altre realtà educative e di instaurare con esse una positiva collaborazione. I contenuti trasmessi, l’interscambio delle esperienze e i rapporti instaurati personalmente hanno favorito una ricaduta positiva sulla realtà didattica da me coordinata.
Pensando all’organizzazione, quali sono state, secondo te, le maggiori criticità?
L’unica criticità che sento di esprimere è legata unicamente alla distanza chilometrica, per quanto riguarda le giornate del Seminario di Venezia. La valenza dei contenuti, l’unicità delle proposte, lo spessore dei relatori, l’ineccepibile organizzazione, insieme alla magnifica cornice veneziana, permettono però di superare la fatica del viaggio.
Qual è il corso che ricordi più positivamente?
Ogni seminario residenziale organizzato da ENAC ha favorito, nelle proprie specificità, una mia crescita personale e professionale permettendomi di condividere le indicazioni ricevute e l’esperienza vissuta con le mie colleghe.
Cosa vorresti chiedere per i prossimi anni?
Considerata la grande validità dei seminari, sento di esprimere una richiesta (già segnalata nei questionari valutativi a fine corso) di permettere la partecipazione a più docenti ai corsi residenziali, con una distinzione per grado di scuola.
Intervista a Ettore e Donatella: passato e presente della formazione canossiana
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale che opera nelle scuole e nei centri canossiani, cercando di rispondere ai loro bisogni e talvolta di anticiparli. Ettore e Donatella, in qualche modo voi rappresentate il passato e il presente della formazione per il personale. Se vi guardate indietro, come descrivereste questo percorso?
Ettore: La formazione del personale delle scuole e degli enti di formazione canossiani è sempre stata per ENAC una priorità. Naturalmente la difficoltà consisteva nel reperire risorse adeguate allo scopo, per non pesare sulle singole realtà.
Per questo la scelta dell’Istituto Canossiano in Italia di far aderire nel 2005 tutti i suoi Enti al nascente Fondo interprofessionale Enti Religiosi (FOND.E.R.) promosso da AGIDAE (Associazione Gestori Istituti Dipendenti Dall’Autorità Ecclesiastica) e CGIL-CISL-UIL con il “placet” della C.E.I. è stata vincente, poiché ha permesso ad ENAC sin dal 2006 di promuovere la cultura della Formazione Continua del personale e finanziare Piani Formativi rivolti ai lavoratori sia laici che religiosi degli Enti/Istituti aderenti.
Donatella: È stato un percorso continuo durante il quale abbiamo sempre cercato di coniugare la sostenibilità economica con il fabbisogno formativo, rispondendo alle più variegate esigenze, da quelle strategiche indicate dall’Istituto Canossiano a quelle che rispondono alle necessità dalle singole sedi, includendo anche temi generali che riguardano tutti quale ad esempio l’adeguamento alla nuova normativa sulla privacy.
Cos’è cambiato negli anni? Quali sono state le maggiori difficoltà
Ettore: Quello che è cambiato negli anni non è certo il valore della formazione, ma la necessità di uscire dagli stereotipi per adeguarla alle reali esigenze di un mondo, come quello dell’istruzione e della formazione, in continua evoluzione e profondo cambiamento.
La difficoltà maggiore, se così vogliamo chiamarla, è stata quella di corrispondere alle esigenze di una realtà educativa come quella canossiana diffusa su un territorio molto vasto, dalla Sicilia al Trentino, e costituito da istituzioni che vanno dalla piccola scuola dell’infanzia di paese al grande plesso scolastico comprendente tutti gli ordini di scuola. A questo si è aggiunto il fatto di dover creare e sostenere un’idea di formazione non come scelta sporadica o frammentata, ma come scelta strategica e di continuità per ogni tipo di realtà educativa.
Donatella: Il tutta Italia contiamo circa 80 sedi, con caratteristiche diverse per tipologia e dimensione, per un totale di circa 1500 dipendenti. Siamo partiti nel 2006 con i piani formativi nazionali annuali; al tempo contavamo 6/10 progetti realizzati in comune tra più sedi e rivolti principalmente a chi aveva un ruolo di direzione e coordinamento. Dopo qualche anno siamo arrivati ad una ventina di progetti realizzati nelle singole sedi; oggi ci aggiriamo sui 40 progetti annui che coinvolgono tutto il personale docente e, a seconda delle tematiche, anche quello non docente. Questi sono i numeri dei progetti riguardanti l’ambito strettamente educativo-didattico, poi c’è tutta la formazione che riguarda la sicurezza sul lavoro. Non sono solo dati statistici, significa che crediamo nella formazione del personale come risorsa per affrontare un mondo in continua trasformazione e per questo abbiamo sempre incentivato le nostre sedi a partecipare. Significa che anche noi siamo cresciuti e abbiamo ottimizzato le nostre risorse per rispondere sempre di più alle richieste delle nostre sedi.
Le difficoltà fanno parte di ogni cosa. Sicuramente le incombenze burocratiche ed il rispetto di tutti i vincoli, trattandosi di progetti finanziati, sono lo scoglio maggiore. Anche le normative continuano a cambiare e bisogna tenersi al passo. E poi combinare le tempistiche della formazione con il calendario e gli impegni scolastici non è sempre facile. Per questo ci sono mesi relativamente “tranquilli” e mesi in cui a fatica riusciamo a realizzare tutto. Ma la sfida maggiore è sicuramente il ricercare proposte innovative, stimolanti e coinvolgenti, per una scuola attenta alle trasformazioni della società, ma sempre fedele a quello stile canossiano che la caratterizza.
E le più grandi soddisfazioni?
Ettore: La più grande soddisfazione è sicuramente quella che i piani formativi presentati annualmente a FOND.E.R da ENAC, a nome degli Enti giuridici canossiani, sono sempre risultati approvati dal 2006 ad oggi con punteggi in graduatoria significativi, a testimonianza della qualità della nostra progettazione, sia di contenuto che di organizzazione.
Donatella: Sicuramente, come dice Ettore, il fatto che ad oggi tutti i piani presentati siano stati approvati è una bella soddisfazione, frutto comunque di un lavoro di squadra. E poi la gestione, che non è da meno: abbiamo un tasso di tagli in rendicontazione inferiore allo 0,5%, praticamente nullo: vuol dire una gestione attenta e oculata!
Ma anche – e soprattutto – quando riceviamo profondi e sinceri ringraziamenti per il nostro lavoro è una piccola grande soddisfazione!
Cosa significa per voi poter offrire gli strumenti necessari a chi lavora nelle scuole e nei centri associati ad ENAC?
Donatella: Dare un servizio importante per formare i giovani di oggi, il nostro futuro! Saranno sicuramente nativi digitali (e su questo hanno di che insegnare ai docenti stessi!), ma bisognosi di valori e di una “formazione alla vita”, per usare le parole di S. Maddalena, che solo persone adeguatamente preparate sono in grado di trasmettere.
Ettore: La domanda richiederebbe una lunga risposta! In breve possiamo dire che offrire tale possibilità ai nostri associati non solo rientra tra le finalità principali di ENAC, ma che contribuire al miglioramento dell’offerta formativa delle nostre scuole e degli enti di formazione canossiani per il tramite della formazione dei docenti significa corrispondere alla richiesta di migliaia di famiglie che liberamente decidono di affidarci l’educazione e la formazione dei loro figli, cioè una grande responsabilità!
Ettore, sei in pensione da poco più di un anno, ma ogni tanto ci offri ancora il tuo prezioso aiuto e ci fai dono della tua esperienza. Cosa ti lega così tanto ad ENAC e al ruolo che hai ricoperto così a lungo?
Fondamentalmente due motivi: in primo luogo il fatto di credere fortemente nella libertà di educazione, cioè nella possibilità che una famiglia possa scegliere per i propri figli – e sarebbe bello senza dover pagare rette aggiuntive – dove e come educarli secondo le sue convinzioni; e questo è reso possibile nel sistema scolastico canossiano, pur con tutte le difficoltà del caso, che ENAC ha accompagnato e sostenuto in tutti questi anni.
In secondo luogo perché ENAC ha rappresentato per la mia persona non solo un luogo di lavoro dove svolgere un ruolo, ma una famiglia di amici che condividono degli ideali e collaborano con passione per realizzarli fino al punto che l’esito finale è patrimonio comune.
Donatella, in quest’anno appena passato anche la nostra formazione si è trasferita online: com’è stato il passaggio?
È stata una sfida e, a dir la verità, ogni sessione online lo è ancora! Siamo partiti di punto in bianco e per me è stato abbastanza stressante dover risolvere ogni giorno problemi tecnici, con il timore che l’attività non venisse registrata correttamente.
La difficoltà non è stata tanto nello scegliere lo strumento da utilizzare, quanto “formare” e abituare i nostri utenti al corretto utilizzo. A maggio dello scorso anno, dopo praticamente due mesi in cui le nostre attività formative si erano completamente fermate, vista l’opportunità, siamo ripartiti con la formazione sincrona in videoconferenza. Essendo tutti i nostri corsi finanziati dovevamo attenerci a certi requisiti dettati dagli enti finanziatori per la tracciabilità delle presenze. Fortunatamente avevamo già a disposizione due delle piattaforme più gettonate, Google Meet e Microsoft Teams, che utilizzavamo per le nostre riunioni da appena due mesi, essendo in smart working. Dopo qualche prova tecnica, la scelta è ricaduta naturalmente su quella che rispettava tutti i requisiti. Il punto cruciale, con cui purtroppo ancora oggi ci scontriamo, è rappresentato proprio dall’aspetto informatico. Da un lato ci sono problemi tecnici oggettivi (pc vecchio e non compatibile, connessione instabile, ecc.) su cui non possiamo intervenire, dall’altro ci sono persone che talvolta non hanno dimestichezza con il PC, e cercare di gestire il tutto a distanza, per farle accedere correttamente, identificare ogni singolo partecipante e garantire la tracciabilità della presenza, è difficile.
Poi la formazione in videoconferenza ha di per sé dei limiti peculiari: il non potersi vedere e non poter vedere le reazioni degli ascoltatori, non poter realizzare certi tipi di attività come i lavoro di gruppo, i role playing, e anche un po’ di soggezione di fronte alla webcam! Per questo motivo alcuni corsi non sono realizzabili online e attendiamo di poterli fare in presenza. Oltre ai problemi però devo dire che un aspetto positivo c’è stato, cosa che non mi sarei mai aspettata. La formazione online secondo me ci ha avvicinato di più alle nostre realtà, nel senso che prima non sempre eravamo presenti in aula a conoscere il formatore ed il gruppo classe, che è il personale delle nostre scuole. Invece, con questa modalità, abbiamo la possibilità di seguire da vicino la lezione e valutare personalmente l’andamento del corso, l’efficacia, l’interesse e accogliere le eventuali richieste.
Ma anche le riunioni diventano per certi versi più facili da realizzare, azzerando gli spostamenti si trova anche più tempo per incontrarsi. Oggi, dopo un anno, siamo ben rodati, la formazione sta proseguendo online garantendo la qualità e l’efficacia didattica, ma ciò che credo sia mancato a tutti l’anno scorso (e anche quest’anno sarà così, purtroppo) è l’annuale appuntamento con il Seminario Nazionale di Venezia, un seminario tematico residenziale di 3 giorni a cui partecipano un centinaio di persone di tutte le nostre realtà. È mancato non tanto per l’aspetto puramente formativo, che stiamo assicurando con gli incontri online, ma proprio per l’aspetto umano e relazionale di condivisione che lo caratterizza. Il rivedersi e scambiarsi idee, anche fuori dall’aula, far nascere collaborazioni e sinergie, ma soprattutto conoscersi dal punto di vista personale.
Parliamo di futuro: come vedete la formazione in prospettiva? Come potrebbe migliorare, secondo voi, la nostra offerta?
Ettore: Anche qui ci sarebbero molte cose da dire!
Fondamentalmente, come abbiamo tentato di dire in una recente riunione online a gennaio, riteniamo di grande importanza una più stretta collaborazione con le singole scuole e enti di formazione sia nella fase ideativa che in quella progettuale in modo che la risposta formativa sia sempre più corrispondente alla domanda. Inoltre è molto importante valorizzare la possibilità di fare “rete” tra i nostri enti, facendo valere certo non solo la quantità, ma anche la qualità della nostra proposta formativa.
Per ultimo, di fronte all’emergenza educativa di cui tanto si parla, forse occorrono risposte nuove in senso creativo che hanno anche bisogno di luoghi di pensiero e riflessione.
Grazie a entrambi per questa lunga e coinvolgente testimonianza!