10 ottobre 2020: 170 anni di presenza canossiana sul territorio di Legnano
Ad inizio 2020 era stata costituita una commissione incaricata di preparare un canovaccio di festeggiamenti per l’evento, ma la pandemia ha poi bloccato il progetto destabilizzando un po’ tutti.
A settembre il corpo docente della Scuola Primaria “Barbara Melzi” ha affrontato l’avvio dell’anno scolastico con la gioia di poter avere a scuola gli alunni in presenza, imparando tutti insieme a convivere con la pandemia.
Il percorso formativo di quest’anno ha portato gli insegnanti a immaginare la scuola come una finestra aperta sul mondo; un luogo dove, guardando il passato carico di esperienze, si impara a vivere il presente e ad immaginare il futuro.
A termine dell’anno scolastico c’è stata la possibilità di festeggiare tutti insieme: martedì 1 giugno, Il vescovo di Milano Mario Delpini ha celebrato una messa nel parco dell’Istituto, per i 170 anni di presenza della Comunità delle madri canossiane a Legnano.
Nell’omelia è stata ricordata Barbara Melzi, figura che ha seminato attraverso l’insegnamento il messaggio di attenzione verso i giovani; Serva dei poveri e dei bisognosi>>, così è stata definita dall’arcivescovo Delpini.
Intervista a Maria Rosaria, referente per la formazione nella Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale delle scuole e dei centri canossiani, collaborando con i coordinatori per la buona riuscita degli interventi. Per la Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza sei tu a seguire questo piano di crescita. Cosa ne pensi di questo tuo ruolo?
Nel lontano anno scolastico 2014/15 mi è stato conferito l’incarico di Coordinatrice Didattica nella Scuola dell’Infanzia. Considerando che per la prima volta svolgevo ufficialmente questo incarico, devo ammettere di aver avuto, in un primo momento, dei timori legati alla responsabilità che andavo ad assumermi, ma al contempo, constatavo fiducia e stima dei Superiori verso la mia persona.
Se pensi all’evoluzione negli anni, in termini di bisogni e risposte, come valuti l’offerta?
L’offerta formativa proposta da ENAC in questi anni mi ha dato la possibilità di conoscere altre realtà educative e di instaurare con esse una positiva collaborazione. I contenuti trasmessi, l’interscambio delle esperienze e i rapporti instaurati personalmente hanno favorito una ricaduta positiva sulla realtà didattica da me coordinata.
Pensando all’organizzazione, quali sono state, secondo te, le maggiori criticità?
L’unica criticità che sento di esprimere è legata unicamente alla distanza chilometrica, per quanto riguarda le giornate del Seminario di Venezia. La valenza dei contenuti, l’unicità delle proposte, lo spessore dei relatori, l’ineccepibile organizzazione, insieme alla magnifica cornice veneziana, permettono però di superare la fatica del viaggio.
Qual è il corso che ricordi più positivamente?
Ogni seminario residenziale organizzato da ENAC ha favorito, nelle proprie specificità, una mia crescita personale e professionale permettendomi di condividere le indicazioni ricevute e l’esperienza vissuta con le mie colleghe.
Cosa vorresti chiedere per i prossimi anni?
Considerata la grande validità dei seminari, sento di esprimere una richiesta (già segnalata nei questionari valutativi a fine corso) di permettere la partecipazione a più docenti ai corsi residenziali, con una distinzione per grado di scuola.
Intervista a Ettore e Donatella: passato e presente della formazione canossiana
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale che opera nelle scuole e nei centri canossiani, cercando di rispondere ai loro bisogni e talvolta di anticiparli. Ettore e Donatella, in qualche modo voi rappresentate il passato e il presente della formazione per il personale. Se vi guardate indietro, come descrivereste questo percorso?
Ettore: La formazione del personale delle scuole e degli enti di formazione canossiani è sempre stata per ENAC una priorità. Naturalmente la difficoltà consisteva nel reperire risorse adeguate allo scopo, per non pesare sulle singole realtà.
Per questo la scelta dell’Istituto Canossiano in Italia di far aderire nel 2005 tutti i suoi Enti al nascente Fondo interprofessionale Enti Religiosi (FOND.E.R.) promosso da AGIDAE (Associazione Gestori Istituti Dipendenti Dall’Autorità Ecclesiastica) e CGIL-CISL-UIL con il “placet” della C.E.I. è stata vincente, poiché ha permesso ad ENAC sin dal 2006 di promuovere la cultura della Formazione Continua del personale e finanziare Piani Formativi rivolti ai lavoratori sia laici che religiosi degli Enti/Istituti aderenti.
Donatella: È stato un percorso continuo durante il quale abbiamo sempre cercato di coniugare la sostenibilità economica con il fabbisogno formativo, rispondendo alle più variegate esigenze, da quelle strategiche indicate dall’Istituto Canossiano a quelle che rispondono alle necessità dalle singole sedi, includendo anche temi generali che riguardano tutti quale ad esempio l’adeguamento alla nuova normativa sulla privacy.
Cos’è cambiato negli anni? Quali sono state le maggiori difficoltà
Ettore: Quello che è cambiato negli anni non è certo il valore della formazione, ma la necessità di uscire dagli stereotipi per adeguarla alle reali esigenze di un mondo, come quello dell’istruzione e della formazione, in continua evoluzione e profondo cambiamento.
La difficoltà maggiore, se così vogliamo chiamarla, è stata quella di corrispondere alle esigenze di una realtà educativa come quella canossiana diffusa su un territorio molto vasto, dalla Sicilia al Trentino, e costituito da istituzioni che vanno dalla piccola scuola dell’infanzia di paese al grande plesso scolastico comprendente tutti gli ordini di scuola. A questo si è aggiunto il fatto di dover creare e sostenere un’idea di formazione non come scelta sporadica o frammentata, ma come scelta strategica e di continuità per ogni tipo di realtà educativa.
Donatella: Il tutta Italia contiamo circa 80 sedi, con caratteristiche diverse per tipologia e dimensione, per un totale di circa 1500 dipendenti. Siamo partiti nel 2006 con i piani formativi nazionali annuali; al tempo contavamo 6/10 progetti realizzati in comune tra più sedi e rivolti principalmente a chi aveva un ruolo di direzione e coordinamento. Dopo qualche anno siamo arrivati ad una ventina di progetti realizzati nelle singole sedi; oggi ci aggiriamo sui 40 progetti annui che coinvolgono tutto il personale docente e, a seconda delle tematiche, anche quello non docente. Questi sono i numeri dei progetti riguardanti l’ambito strettamente educativo-didattico, poi c’è tutta la formazione che riguarda la sicurezza sul lavoro. Non sono solo dati statistici, significa che crediamo nella formazione del personale come risorsa per affrontare un mondo in continua trasformazione e per questo abbiamo sempre incentivato le nostre sedi a partecipare. Significa che anche noi siamo cresciuti e abbiamo ottimizzato le nostre risorse per rispondere sempre di più alle richieste delle nostre sedi.
Le difficoltà fanno parte di ogni cosa. Sicuramente le incombenze burocratiche ed il rispetto di tutti i vincoli, trattandosi di progetti finanziati, sono lo scoglio maggiore. Anche le normative continuano a cambiare e bisogna tenersi al passo. E poi combinare le tempistiche della formazione con il calendario e gli impegni scolastici non è sempre facile. Per questo ci sono mesi relativamente “tranquilli” e mesi in cui a fatica riusciamo a realizzare tutto. Ma la sfida maggiore è sicuramente il ricercare proposte innovative, stimolanti e coinvolgenti, per una scuola attenta alle trasformazioni della società, ma sempre fedele a quello stile canossiano che la caratterizza.
E le più grandi soddisfazioni?
Ettore: La più grande soddisfazione è sicuramente quella che i piani formativi presentati annualmente a FOND.E.R da ENAC, a nome degli Enti giuridici canossiani, sono sempre risultati approvati dal 2006 ad oggi con punteggi in graduatoria significativi, a testimonianza della qualità della nostra progettazione, sia di contenuto che di organizzazione.
Donatella: Sicuramente, come dice Ettore, il fatto che ad oggi tutti i piani presentati siano stati approvati è una bella soddisfazione, frutto comunque di un lavoro di squadra. E poi la gestione, che non è da meno: abbiamo un tasso di tagli in rendicontazione inferiore allo 0,5%, praticamente nullo: vuol dire una gestione attenta e oculata!
Ma anche – e soprattutto – quando riceviamo profondi e sinceri ringraziamenti per il nostro lavoro è una piccola grande soddisfazione!
Cosa significa per voi poter offrire gli strumenti necessari a chi lavora nelle scuole e nei centri associati ad ENAC?
Donatella: Dare un servizio importante per formare i giovani di oggi, il nostro futuro! Saranno sicuramente nativi digitali (e su questo hanno di che insegnare ai docenti stessi!), ma bisognosi di valori e di una “formazione alla vita”, per usare le parole di S. Maddalena, che solo persone adeguatamente preparate sono in grado di trasmettere.
Ettore: La domanda richiederebbe una lunga risposta! In breve possiamo dire che offrire tale possibilità ai nostri associati non solo rientra tra le finalità principali di ENAC, ma che contribuire al miglioramento dell’offerta formativa delle nostre scuole e degli enti di formazione canossiani per il tramite della formazione dei docenti significa corrispondere alla richiesta di migliaia di famiglie che liberamente decidono di affidarci l’educazione e la formazione dei loro figli, cioè una grande responsabilità!
Ettore, sei in pensione da poco più di un anno, ma ogni tanto ci offri ancora il tuo prezioso aiuto e ci fai dono della tua esperienza. Cosa ti lega così tanto ad ENAC e al ruolo che hai ricoperto così a lungo?
Fondamentalmente due motivi: in primo luogo il fatto di credere fortemente nella libertà di educazione, cioè nella possibilità che una famiglia possa scegliere per i propri figli – e sarebbe bello senza dover pagare rette aggiuntive – dove e come educarli secondo le sue convinzioni; e questo è reso possibile nel sistema scolastico canossiano, pur con tutte le difficoltà del caso, che ENAC ha accompagnato e sostenuto in tutti questi anni.
In secondo luogo perché ENAC ha rappresentato per la mia persona non solo un luogo di lavoro dove svolgere un ruolo, ma una famiglia di amici che condividono degli ideali e collaborano con passione per realizzarli fino al punto che l’esito finale è patrimonio comune.
Donatella, in quest’anno appena passato anche la nostra formazione si è trasferita online: com’è stato il passaggio?
È stata una sfida e, a dir la verità, ogni sessione online lo è ancora! Siamo partiti di punto in bianco e per me è stato abbastanza stressante dover risolvere ogni giorno problemi tecnici, con il timore che l’attività non venisse registrata correttamente.
La difficoltà non è stata tanto nello scegliere lo strumento da utilizzare, quanto “formare” e abituare i nostri utenti al corretto utilizzo. A maggio dello scorso anno, dopo praticamente due mesi in cui le nostre attività formative si erano completamente fermate, vista l’opportunità, siamo ripartiti con la formazione sincrona in videoconferenza. Essendo tutti i nostri corsi finanziati dovevamo attenerci a certi requisiti dettati dagli enti finanziatori per la tracciabilità delle presenze. Fortunatamente avevamo già a disposizione due delle piattaforme più gettonate, Google Meet e Microsoft Teams, che utilizzavamo per le nostre riunioni da appena due mesi, essendo in smart working. Dopo qualche prova tecnica, la scelta è ricaduta naturalmente su quella che rispettava tutti i requisiti. Il punto cruciale, con cui purtroppo ancora oggi ci scontriamo, è rappresentato proprio dall’aspetto informatico. Da un lato ci sono problemi tecnici oggettivi (pc vecchio e non compatibile, connessione instabile, ecc.) su cui non possiamo intervenire, dall’altro ci sono persone che talvolta non hanno dimestichezza con il PC, e cercare di gestire il tutto a distanza, per farle accedere correttamente, identificare ogni singolo partecipante e garantire la tracciabilità della presenza, è difficile.
Poi la formazione in videoconferenza ha di per sé dei limiti peculiari: il non potersi vedere e non poter vedere le reazioni degli ascoltatori, non poter realizzare certi tipi di attività come i lavoro di gruppo, i role playing, e anche un po’ di soggezione di fronte alla webcam! Per questo motivo alcuni corsi non sono realizzabili online e attendiamo di poterli fare in presenza. Oltre ai problemi però devo dire che un aspetto positivo c’è stato, cosa che non mi sarei mai aspettata. La formazione online secondo me ci ha avvicinato di più alle nostre realtà, nel senso che prima non sempre eravamo presenti in aula a conoscere il formatore ed il gruppo classe, che è il personale delle nostre scuole. Invece, con questa modalità, abbiamo la possibilità di seguire da vicino la lezione e valutare personalmente l’andamento del corso, l’efficacia, l’interesse e accogliere le eventuali richieste.
Ma anche le riunioni diventano per certi versi più facili da realizzare, azzerando gli spostamenti si trova anche più tempo per incontrarsi. Oggi, dopo un anno, siamo ben rodati, la formazione sta proseguendo online garantendo la qualità e l’efficacia didattica, ma ciò che credo sia mancato a tutti l’anno scorso (e anche quest’anno sarà così, purtroppo) è l’annuale appuntamento con il Seminario Nazionale di Venezia, un seminario tematico residenziale di 3 giorni a cui partecipano un centinaio di persone di tutte le nostre realtà. È mancato non tanto per l’aspetto puramente formativo, che stiamo assicurando con gli incontri online, ma proprio per l’aspetto umano e relazionale di condivisione che lo caratterizza. Il rivedersi e scambiarsi idee, anche fuori dall’aula, far nascere collaborazioni e sinergie, ma soprattutto conoscersi dal punto di vista personale.
Parliamo di futuro: come vedete la formazione in prospettiva? Come potrebbe migliorare, secondo voi, la nostra offerta?
Ettore: Anche qui ci sarebbero molte cose da dire!
Fondamentalmente, come abbiamo tentato di dire in una recente riunione online a gennaio, riteniamo di grande importanza una più stretta collaborazione con le singole scuole e enti di formazione sia nella fase ideativa che in quella progettuale in modo che la risposta formativa sia sempre più corrispondente alla domanda. Inoltre è molto importante valorizzare la possibilità di fare “rete” tra i nostri enti, facendo valere certo non solo la quantità, ma anche la qualità della nostra proposta formativa.
Per ultimo, di fronte all’emergenza educativa di cui tanto si parla, forse occorrono risposte nuove in senso creativo che hanno anche bisogno di luoghi di pensiero e riflessione.
Grazie a entrambi per questa lunga e coinvolgente testimonianza!
Stage 2021: CMC non si ferma! Le aziende vengono a scuola
L’1 Febbraio sono cominciati gli stage al CMC in una modalità nuova: 33 ragazzi hanno incontrato i titolari e tutor aziendali delle 5 aziende partner, ognuna delle quali ha proposto un progetto nel quale i ragazzi potessero offrire un servizio di studio del prodotto e realizzazione di prototipi specifici.
Il periodo di lavoro in contesto scolastico è durato 9 settimane (febbraio e marzo) in cui i ragazzi per otto ore al giorno hanno utilizzato i laboratori della scuola per svolgere le attività concordate con l’azienda. Gli insegnanti sono stati presenti come supervisori ma i ragazzi sono stati autonomi e si sono interfacciati direttamente con i tutor aziendali i quali, settimanalmente, si sono presentati a scuola per vedere il lavoro svolto, dare un feedback ai ragazzi, e concordare le attività degli step successivi.
Racconta il direttore Michele Filippini: “I ragazzi di quarta solitamente svolgevano il proprio stage a Milano, Verona, Roma, Venezia oppure a Londra, Bristol, Brighton, Berlino quindi con un carattere nazionale ed internazionale” e aggiunge: “Quest’anno le cose sono cambiate molto ma nonostante questo ci siamo voluti porre nuove sfide e nuovi obiettivi.”
Giuliana Malacarne, coordinatrice degli stage da 6 anni, racconta che in un periodo così critico il Centromoda è riuscito a trovare la collaborazione con le aziende ed attivare lo stage a scuolaper tre ragioni:
la scuola è attrezzata con ampi laboratori forniti di macchine industrialie ogni tipo di strumentazione, per cui i ragazzi possono svolgere le attività come se fossero in azienda.
la scuola collabora da anni con numerose aziende del territorio e non, e la partnership è consolidata e stabile.
con le aziende “nuove” c’è stata comunque la possibilità di attivare dei progetti perché la scuola è conosciuta e ha una buona fama sul territorio, sono apprezzate le competenze che ragazzi e ragazze sviluppano frequentando il CMC.
LE AZIENDE PARTNER DEL CMC
Le aziende con cui abbiamo deciso di attivare l’esperienza di stage in contesto scolastico sono cinque:
AUDACES: un’azienda con sede a Rovereto che opera a livello internazionale e che sviluppa software per la modellazione digitale. Nel primo periodo i ragazzi hanno imparato a utilizzare questo software che è servito poi per creare dei modelli per l’azienda Curvass.
CURVASS: un’azienda trentina che produce abbigliamento sportivo, i ragazzi hanno ideato una linea di abbigliamento outdoor e sportivo e realizzato i prototipi.
INCONTRO: un negozio rinomato nella città di Trento. La richiesta dell’azienda è stata quella di progettare una Capsule collection e anche in questo caso i ragazzi hanno realizzato i prototipi di tutta la collezione.
UNICEF: in questo periodo di Covid Unicef si è trovato in difficoltà per la realizzazione delle Pigotte per cui la scuola ha accettato l’offerta: i ragazzi hanno cucito queste bambole, progettato e realizzato gli abiti e i cartamodelli delle Pigotte e creato un processo di produzione riproducibile in futuro. “Adottando una Pigotta si salva una vita” ci sembrava un progetto con un importante scopo umanitario. La collaborazione è stata anche con il liceo di Moena che si occupa di dipingere a mano i volti delle Pigotte.
NOJOLIA: un’azienda di Riva del Garda che porta avanti una filosofia importante: sostiene che non siano le persone a doversi adattare alle taglie degli abiti ma che siano gli abiti a doversi adattare alla conformazione della persona e tutto questo da realizzare con materiale ecosostenibile. I ragazzi hanno ideato e realizzato anche in questo caso una capsule collection per abiti dedicati allo yoga.
Giuliana Malacarne, coordinatrice degli stage, dice ai ragazzi: “Davanti alle difficoltà abbiamo la possibilità di non fermarci e di dare il meglio di noi stessi” e, rivolgendosi a loro, aggiunge: “Noi ci abbiamo messo il massimo per organizzare al meglio queste attività, auguro anche a voi di dare il massimo affinché questa esperienza possa essere ricca e fruttuosa”.
La Bellezza che salva: la moda a servizio dei malati
I ragazzi del Centromoda Canossa di Trento (CMC) sono stati coinvolti con entusiasmo nel progetto proposto dal Centro Servizi Volontariato di Trento (CSV) nel quale sono stati chiamati a mettere a disposizione il loro talento per progettare e realizzare prodotti rispondenti alle esigenze di utenti malati di cancro in età adolesceza per LILT (Lega per la Lotta contro i Tumori) e malati terminali per Hospice Trento.
Sono nate così felpe con dotazioni particolari, sacche e borselli decorati per contenere dispositivi per la somministrazione continua dei farmaci, accessori porta drenaggi o porta urine, cuscini con colori e stampe vivaci per decorare gli ambienti degli hospice.
“Uno dei pilastri del nostro progetto educativo al CMC è la promozione delle persone, ossia promuovere i talenti, quelli che ognuno porta in sé affinché attivati e valorizzati diventino un bene e un ‘valore sociale’ per tutti” dice Madre Daniela, Madre superiora della Comunità di Trento.
Inizialmente gli operatori di LILT e Hospice hanno formato i ragazzi sulle prove che gli utenti malati affrontano e sui loro bisogni concreti per progettare cose realmente utili, ma hanno anche testimoniato che nel momento della prova la persona ha il desiderio di vivere intensamente la propria vita e non essere inghiottita dal male perciò i volontari e chi le sta vicino fanno esperienza di una vitalità estrema, del valore di ogni istante, del combattere, del non piangersi addosso, della possibilità di vivere la possibilità e non il limite. Questa è una lezione per la nostra quotidianità anche se non abbiamo una malattia.
“La bellezza che salva” perché indossare un capo che fa sentire bene, che ha i colori giusti, può aiutare chi lo indossa a trovare il coraggio di affrontare la propria prova quotidiana come la malattia. “La bellezza rincuora, rigenera, genera speranza. Noi al CMC speriamo di essere generatori di bellezza e di bene per tutti” racconta Caterina Cioppi, referente del progetto al Centromoda Canossa.
Un aspetto molto bello e fruttuoso di questo progetto è la collaborazione tra più istituti: il liceo Vittoria di Trento ha disegnato le stampe in cromoterapia che Artigianelli di Trento ha stampato su tessuto di cotone 100% così che ad aprile i ragazzi del Centromoda Canossa potranno realizzare i prodotti per i quali sarà editata un’etichetta apposita. In tutto sono stati coinvolti più di 60 ragazzi. L’obiettivo è donare i prodotti a Lilt e Hospice perché gli utenti possano davvero utilizzarli. Inoltre le associazioni hanno il desiderio di individuare i prodotti migliori e farli riprodurre perché arrivino a un numero maggiore di persone.
Ma il cuore del progetto è lasciare un segno nei nostri ragazzi: sulla dignità di ogni momento della vita, anche nel momento della prova, sul valore delle nostre persone, sul bene che possiamo generare mettendoci a disposizione e cooperando insieme sul bene che riceviamo, dal mettere il nostro lavoro a disposizione che ci fa essere più felici come persone e come professionisti.
Dalla IeFP ai licei, il mondo Canossiano accreditato Erasmus
Dopo l’ottenimento della Carta VET avvenuto nel 2018, ENAC ha visto confermato l’accreditamento Erasmus per la Formazione Professionale anche per la programmazione 2021-2027.
Gli enti accreditati hanno la possibilità di presentare ogni anno progetti di mobilità in maniera agevolata, tramite dei form semplificati. Rispetto al passato i numeri sono tuttavia aumentati: a fronte delle 451 domande pervenute, sono, infatti, stati accreditati 257 enti italiani, contro i 53 accreditati nel periodo tra il 2015 e il 2019, numeri che fanno pensare che non sarà più tanto facile accedere ai fondi europei, nonostante l’accreditamento.
Se da una parte si attende dunque il nuovo programma e la prima call per saperne di più, dall’altra arriva un’altra ottima notizia, ovvero quella dell’accreditamento delle scuole canossiane.
L’accreditamento Erasmus per il settore scuola è una novità del settennato 2021-2027 a cui ENAC e le scuole canossiane hanno voluto rispondere. Dopo le prime esperienze dei licei di Alternanza Scuola Lavoro all’estero attraverso borse di mobilità del settore VET (poi saltate a causa del COVID) si è, infatti, voluto continuare su questo percorso e si è presentata una domanda di accreditamento specifica per il mondo scuola, domanda accolta con un punteggio di 92/100. In questo caso le domande in Italia sono state 478, 287 delle quali sono state accettate.
Per le nostre scuole la domanda è stata presentata, con il supporto di ENAC, dalla Casa Primaria di Brescia e, più precisamente, dal Canossa Campus, che opererà dunque come coordinatore di consorzio. Le borse di mobilità, infatti, saranno per tutte le scuole secondarie di secondo grado canossiane con l’obiettivo di ampliare poi i beneficiari includendo studenti e personale anche di tutte le altre scuole canossiane. Potenzialmente potranno infatti beneficiare dell’accreditamento anche staff e utenza delle 22 scuole dell’infanzia, 21 scuole primarie e 10 scuole secondarie di primo grado.
Come per la Formazione Professionale, anche per la scuola si attende la pubblicazione del nuovo programma Erasmus e delle prime call. Intanto si prosegue con i progetti dei mobilità già approvati durante la scorsa programmazione e che andranno avanti fino a luglio 2022.
Una intera settimana di scuola per imparare qualche segreto della professione giornalistica. Da lunedì 8 a venerdì 12 marzo due classi del Liceo Scienze Umane dell’Istituto Canossiano di Feltre (BL), negli ultimi giorni in presenza a scuola, hanno sospeso le lezioni per collegarsi con Roma.
La scuola ha aderito al corso “ Making news” proposto dall’Associazione I.M.U.N. (Italian model United Nation), una ONG associata al dipartimento di Global Communication delle Nazioni Unite che, a causa della pandemia, ha mutato la sua offerta in un “viaggio on line” all’interno del giornalismo.
Il progetto di didattica digitale integrata ha introdotto gli studenti nella storia e struttura di un giornale, nella costruzione di una notizia aiutando a conoscere le fonti e smascherare le fake news, spingendosi anche al giornalismo televisivo o a conoscere la deontologia professionale dei comunicatori. Le classi III e IV Scienze Umane al mattino hanno assistito a 20 ore di spiegazioni e poi 10 ore in back office per svolgere lavori di gruppo sotto la sorveglianza della docente Martina Regis. Ad esempio hanno raccolto documentazione per lanci di agenzia sulla vicenda Patrick Zaki, hanno svelato le bufale in rete sui danni derivanti dall’uso delle mascherine, hanno costruito reportage televisivi sugli attentati di Nizza.
La scuola ha deciso di proporre il corso e sostenere le spese di iscrizione per vivacizzare il lavoro scolastico specie durante questo periodo in cui gli studenti sono preoccupati e demotivati. Essendo un’attività parzialmente “pratica” Making News sostituisce i tradizionali tirocini (ex Alternanza scuola Lavoro) che è stato preferibile non attivare in tempi di diffusione del Corona-Virus. Gli incontri di Making News potranno aiutare gli alunni a diventare più abili nella scrittura e nell’informarsi in maniera critica, per una cittadinanza responsabile e attiva, aiutare a riconoscere delle notizie non documentate e anche fare da orientamento verso un possibile lavoro nella comunicazione. È stato utile anche stimolare la capacità di lavorare in gruppo e imparare ad apprendere da un docente tutor a distanza, modalità sempre più presente oggigiorno anche nell’insegnamento universitario e nel mondo del lavoro.
INel corso della pandemia è nata la web app Noi e Covid, ideata da Nicolini Laura Maria, studentessa di IV Liceo Scientifico presso l’Istituto Superiore Canossa Campus di Brescia ed elaborata poi insieme ad altri studenti. La web app nasce con l’intento di combattere il coronavirus con l’informazione. Crediamo che, fornendo alle persone le motivazioni per cui è giusto seguire le norme anti-covid, le si possa motivare a dedicarvi la giusta attenzione. La prima versione dell’app contiene delle card con una regola anti-covid ciascuna e la relativa spiegazione. Il tutto mediante bottoni intuitivi. Inoltre vi sono archivi di numeri di emergenza utili, dal supporto psicologico nazionale ai numeri dedicati all’emergenza, suddivisi per regione, e un aggiornamento costante della situazione della pandemia in ogni Paese del mondo.
I dati in tempo reale sono forniti dalla Hopkins University e consentono una panoramica generale dell’evolversi del virus. Nel periodo natalizio, nasce la funzione di autotracciamento, necessaria poi per tutte le occasioni di ritrovo con amici e parenti. Nella sezione contact-tracing, l’utente deve inserire i recapiti essenziali per ricostruire la sua rete di contatti: la propria mail e quella del proprietario di casa, la data e il luogo dell’incontro, oltre ai nominativi degli invitati. Tutte queste informazioni sono inviate via mail all’utente e all’altra persona indicata, senza però che l’app salvi alcun dato.
Quest’iniziativa è stata resa possibile grazie all’attento e prezioso supporto del C.lab di informatica, uno dei C.lab pomeridiani che gli studenti della scuola possono frequentare per approfondire, fare ricerca, seguire proposte di project work degli insegnanti e sviluppare propri progetti. Questo spazio insieme anche ad una delle materie opzionali (coding e web designer) che gli studenti del III e IV anno della scuola possono scegliere come parte del loro curricolo ha fatto da contenitore per sviluppare il progetto della app. La possibilità di usufruire di uno spazio scolastico per approfondire l’argomento e comprendere quale fosse il miglior modo per realizzarlo, avendo a disposizione anche le risorse tecniche e professionali della scuola, non l’ha solo reso possibile, ma ha fatto crescere in noi studenti il desiderio e la passione per portarlo a termine. Un ringraziamento speciale ai Professori Civardi Paolo e Ferrari Diego.
Tra impresa e creatività Un percorso di formazione e di crescita in memoria del nostro prof. Nicolò Sartoni
Chissà quante volte abbiamo ripetuto che non conta quante volte cadi, ma quante volte riesci a rialzarti; una bella frase, consolatoria, una specie di formula magica per gettarsi alle spalle i brutti ricordi. E quando accade veramente che, malgrado il dolore e le difficoltà, si riesce a rialzare la testa e a riprendere a camminare, allora si sperimenta un gusto nuovo nel fare le cose di ogni giorno e nasce un senso di appartenenza inatteso.
Sono passati tanti mesi dalla mattina del 6 ottobre 2020, una di quelle mattine di scuola che lasciano il segno e resteranno per sempre negli occhi e nel cuore di ogni studente. Nel teatro dell’Istituto erano presenti due proff straordinari: Cristian Rocca della Cooperativa STRIPES coop. soc. e Chiara Lorello, presidente dell’associazione “MeLa Gioco” per presentare il percorso di PCTO “Restart-Up”, promosso e realizzato dalla cooperativa sociale STRIPES in collaborazione con l’istituto “Barbara Melzi grazie al contributo di impresa sociale “Con i bambini”.
Il percorso è rivolto agli studenti delle classi quarte del Liceo delle scienze umane e dell’Istituto professionale socio-sanitario, i quali, non potendo partecipare ai consueti percorsi di alternanza scuola lavoro, hanno la possibilità di sviluppare competenze di indirizzo che l’attività didattica ordinaria non riesce a destare.
Infatti, mentre i ragazzi del professionale sono accompagnati nella creazione di una cooperativa sociale, quelli delle scienze umane, grazie al laboratorio di scrittura creativa, stanno realizzando un libro di racconti che sarà “edito” proprio dalla cooperativa fondata e gestita dai compagni. Due strade diverse, ma convergenti: da un lato si impara a fare impresa e a comprendere da vicino cosa significa essere un’organizzazione del Terzo settore, dall’altro si impara a fare di una competenza scolastica di base, una vera e propria arte con cui raccontare di sé e del mondo. L’incrocio tra queste due strade percorse prima in presenza e poi in DAD non resta sulla carta, ma assume la forma e i contenuti di una vera e propria opera editoriale che consentirà di sostenere le attività dell’associazione “MeLa Gioco” in memoria del prof. Niccolò Sartoni, docente di scienze motorie dell’Istituto Barbara Melzi deceduto nel giugno scorso a causa di un melanoma.
Quella mattina di ottobre le parole di Chiara Lorello hanno illuminato e commosso i ragazzi delle classi quarte, studenti che avevano ben conosciuto il prof. facendo esperienza di un’autorevolezza e di una passione educativa davvero uniche. Quando si cade e ci si rialza non mancano i graffi e le ferite che bruciano e lasciano cicatrici; quei segni restano impressi sulla pelle e sono lì a ricordarci quante volte siamo caduti e quante volte, insieme, dandoci da fare in silenzio, abbiamo ricominciato a camminare. Con gratitudine.
Sono un banco di scuola, abito in una classe delle scuole superiori della Barbara Melzi e misuro 50 cm di larghezza e 70 di profondità. L’altezza? Nessuna me l’ha mai chiesta; direi q.b.
Il 2019 si era concluso come al solito, con gli auguri dei ragazzi e dei proff e con le uvette del panettone spiaccicate sopra la mia testa, il profumo dolce dei canditi e le confezioni dei regali appena scarti accartocciate al primo piano. Sì perché noi banchi abbiamo due piani: il primo – il nostro cuore – che assomiglia ad un sottoscala dove i ragazzi lasciano di tutto (ma proprio di tutto!!) e il secondo piano, quello verde o bianco che tutti vedono, il volto pubblico.
Una bella pulizia e finalmente un po’ di riposo in attesa del 2020. Gli studenti ritornano – il ragazzo che abita da me si chiama Filippo – e la straordinaria vita di ogni giorno ricomincia. Ma arriva febbraio e succede qualcosa di strano; mai accaduto prima. Filippo non viene a scuola; è successo che si ammalasse, ma dopo un giorno o due ritornava. Questa volta no; passano i giorni, le settimane, i mesi. Filippo non ritorna e così i suoi compagni. Io non capisco, anche gli altri banchi restano vuoti. Ci guardiamo, ma c’è solo silenzio. Fa freddo.
Qualcuno di noi conserva ancora i libri al primo piano, qualche quaderno e i pacchetti dei fazzoletti di carta. Li coccoliamo, conservano ancora il profumo dei ragazzi. Niente disegni sul secondo piano, niente suggerimenti scritti in matita da nascondere sotto il foglio della verifica, niente dita sporche che fanno sparire i suggerimenti con la saliva, niente mani unte dopo l’intervallo, niente scarpe puzzolenti e carte di merendine al primo piano. Niente.
La primavera trascorre così; nel silenzio assordante dell’assenza di Filippo e dei suoi compagni.
A giugno, praticamente alla fine della scuola quando il sudore delle ore di gioco si confondeva sulla nostra pelle con le briciole, le gocce d’acqua e le matite temperate, sento che succede qualcosa di doloroso; sentiamo solo delle voci, ma da quelle parole capiamo che qualcuno è volato in cielo. Già a marzo avevamo intuito che qualcosa di brutto stava succedendo, ma ora, ma ora sento che Filippo vorrebbe bagnarmi con le sue lacrime.
Finalmente con gli esami dei più grandi, riesco a vedere i proff e anche qualche volto dei ragazzi. Oddio, in realtà sono strani, sono tutti mascherati, indossano i guanti e non passa ora che qualcuno venga a pulirmi; non ci sono macchie di inchiostro o impronte da rimuovere, ma pare che ci sia uno sporco che chiamano Covid. Allora pulitemi bene, pulitemi tutto anche se con tutto questo alcol finirò certo per ubriacarmi…
Arriva l’estate, il sole ci scalda e si avvicina l’inizio di un nuovo anno di scuola. Finalmente rivedrò Filippo.
Si sente che c’è attesa: prendono le misure, mettono degli adesivi colorati sotto i nostri piedi, ancora ci puliscono e disinfettano. Tutto è pronto. Spiace un po’ che noi banchi dobbiamo stare separati, ma è un sacrificio che si può fare.
Eccolo, eccoli…. voi non lo sapete ma noi sorridiamo quando arrivano i ragazzi la mattina; e non importa se ci scaricano addosso tutto il peso dei loro zaini, se si siedono sopra di noi, se ci sporcano la faccia con il caffè caldo ancora prima dell’appello… sono fatiche che si fanno volentieri!!! Noi siamo i banchi di scuola e siamo forti!
Arriva l’autunno e torna la solitudine. Almeno i banchi nelle classi delle medie hanno la fortuna di avere i loro ragazzi, possono sentire il profumo della colla che si appiccica da tutte le parti mentre fanno i lavoretti di Natale, le briciole di gomma che sono soffiate via dai fogli e ci fanno il solletico…. Noi banchi delle superiori ci accontentiamo di sentire i proff che parlano con i ragazzi attraverso il pc messo su mamma cattedra… non è molto, ma almeno non restiamo da soli.
Il 2020 è finito, dalla finestra vediamo scendere la neve; chissà se a gennaio i ragazzi torneranno in classe; desideriamo tanto riabbracciarli. Sarebbe un regalo meraviglioso e sono certo che anche Filippo non vede l’ora di tornare da me, di pastrugnarmi tutto, di appoggiare la sua testa sulla mia quando le lezioni sono noiose e i pensieri corrono fuori dalla finestra. Tutti noi ci stiamo preparando con il vestito più bello, hanno rimesso gli adesivi sotto i nostri piedi e pregustiamo i colori, i sapori e gli odori dei giorni antichi; addirittura ho quasi nostalgia delle gomme da masticare attaccate sotto il primo piano dove ora compare la scritta “Ciao Guerriero” con un grande cuore.
Sono solo un banco di scuola di una classe delle superiori della Barbara Melzi, misuro 50 cm di larghezza e 70 di profondità e ho tanta voglia di rivedere il “mio” Filippo.