Grazie alla collaborazione con l’associazione “Millenium 2000”, ENAC Puglia ha la possibilità di realizzare un nuovo laboratorio per la produzione di pasta secca. Nonostante gli ingenti investimenti, sono ancora necessarie delle ultime opere di adeguamento degli impianti. Questa esigenza ha stimolato la creatività degli allievi che, su mandato della direzione dell’ente, hanno avviato il primo progetto di crowdfunding promosso da ENAC Puglia.
Per chi non lo sapesse, il ‘crowdfunding’ rappresenta il ‘finanziamento della folla’ dall’inglese ‘crowd’ (folla) e ‘funding’ (finanziamento) e talvolta ci si riferisce a tale fenomeno come ‘finanziamento dal basso’ o ‘finanziamento collettivo’. In sostanza, si tratta di raccogliere denaro da più persone per finanziare la realizzazione di un progetto o di un’idea.
Ecco quindi che gli studenti di ENAC Puglia hanno concepito e dato alla luce l’AGROBOX, un pacco alimentare che al suo interno contiene:
2 confezioni da 500g di pasta Foglie di ulivo;
2 confezioni da 500g di pasta Gigli;
250 ml di olio Evo “Società Agricola Figliolia”
5 kg di semola rimacinata “Senatore Cappelli”
1 kg di farina “Grano mischio”;
2 lattine di pomodori “Rosso Gargano”;
1 bottiglia di vino “Antica Enotria”;
1 voucher per il ritiro di 5 Kg di pasta prodotta nel nuovo laboratorio;
Cantucci alle mandorle e cioccolato prodotti dagli allievi dell’OF17 di ENAC Puglia;
Scaldatelli prodotti dagli allievi dell’OF18 di ENAC Puglia;
I prodotti all’interno del box sono stati realizzati direttamente dagli allievi o, in alcuni casi, sono stati donati da alcune aziende sponsor. Per promuovere l’iniziativa gli allievi dell’ENAC Puglia hanno organizzato un evento di sensibilizzazione lo scorso 16 giugno presso la struttura formativa di Via Gioberti a Foggia.
Questa splendida iniziativa si inserisce all’interno del progetto Early School Workers e rappresenta un’applicazione pratica della metodologia Project Based Learning (PBL) che l’ente sta implementando all’interno dei suoi corsi. Il corpo docente ha creato una sfida reale (il reperimento di fondi per finanziare il nuovo laboratorio) e i ragazzi hanno messo in campo le loro competenze e si sono messi in gioco per risolvere il problema.
Lettera a cuore aperto della Classe V liceo delle scienze umane dell’Istituto Matilde di Canossa di Como
Vi riportiamo una lettera inviataci dalle studentesse della V scienze umane dell’Istituto Matilde di Canossa di Como. A noi ha fatto particolarmente riflettere e le loro parole ci hanno fatto emozionare…buona lettura!
Le ragazze scrivono: “Che cosa non vogliamo dimenticare della pandemia?”è la domanda protagonista della “Settimana delle Scienze umane 2020-2021 ”, organizzata come ogni anno dal nostro Istituto per gli studenti del triennio iscritti appunto al Liceo delle scienze umane: cinque giorni di stop alle lezioni tradizionali e dedicati all’approfondimento di un tema particolare grazie all’intervento di relatori competenti, a momenti di riflessione nella classe e tra le classi e alla progettazione di un prodotto finale che possa presentare, sia al resto della scuola che all’esterno, quanto appreso.
Il tema di quest’anno pare a primo impatto paradossale: da oltre un anno infatti l’intero pianeta è colpito da una crisi sanitaria che ci ha costretti a molti sacrifici ed ha provocato molto dolore, perché allora ci chiediamo cosa non vogliamo dimenticare?
Durante la settimana abbiamo potuto ascoltare voci di esperti operanti in diversi ambiti della società che ci hanno reso partecipi di sfaccettature nascoste e poco note della pandemia: un filosofo, una maestra delle elementari con alcuni suoi alunni, un politologo, una psicoterapeuta e un’infermiera. In ognuno di loro abbiamo intravisto la fatica nell’affrontare questo tempo “imprevedibile” che ci ha colti di sorpresa e impreparati, che ci ha costretto a sperimentare così da vicino la solitudine e la sofferenza, ma ciò che è emerso in maniera preponderante è stata la speranza, il desiderio di vivere intensamente anche questa nuova sfida. Grazie ai loro occhi, abbiamo visto la nostra situazione di isolamento in modo diverso, sicuramente più empatico, comprendendo come sia infantile chiudersi e fossilizzarsi sul proprio ego mortificato, perché essere uomini e donne significa spendersi sul campo, e non importa quanto questo campo possa essere minato, quello che conta è cercare di aprire una strada capace di mostrare, a noi stessi ed agli altri, orizzonti nuovi e nuovamente significativi in una terra che pareva già nota a tutti.
Cosa non vogliamo dimenticarci quindi, o meglio, cosa vogliamo ricordare, cioè “richiamare in cuore”, anche tra molto tempo, di questi anni di pandemia?
Resterà nel nostro cuore un pensiero che ci dirà di come questo periodo disordinato ci abbia permesso di guardarci dentro, di essere solidali con gli altri, di unirci anche se tutti distanti.
Non vogliamo dimenticarci di come questa “tempesta” ci abbia permesso di riscoprire lo stare in famiglia, l’essenzialità, il valore della libertà e della scuola come luogo, anche virtuale, di incontro e di confronto.
Non vogliamo dimenticarci dell’impegno di insegnati e studenti al fine di trovare nuove e stimolanti modalità di dialogo e conforto, così come porteremo con noi le persone che ci sono state vicine e quelle che hanno fatto del “prendersi cura” il proprio compito quotidiano.
Ci verrà in mente di come spesso ci siamo affidati al virtuale forse anche per scappare da una realtà stretta e difficile, e ci penseremo due volte, quando avremo la possibilità di chiarire un rapporto di persona, a rinunciarci optando per un semplice whatsapp. Ricorderemo di come vince sempre chi si mette in gioco, anche se agli occhi degli altri può apparire un perdente. Ricorderemo che il pessimismo è facile, mentre la vera sfida è sempre quella della speranza.
Si, durante il lockdown abbiamo compiuto 18 anni, siamo diventante maggiorenni senza feste né celebrazioni. Ci è sembrato ingiusto, ma forse grazie a queste rinunce siamo diventate davvero un po’ più grandi, più ricche e consapevoli, e quindi responsabili. Responsabili di mantenere viva in noi la memoria di questa fatica, ma anche di coglierne le potenzialità per farle fruttare nel futuro. La nostra vita è adesso, e nessuna pandemia, così come nessun’altra difficoltà, potrà mai sottrarcela del tutto. Questo ricorderemo, questo il nostro messaggio: “Ogni mattina, dimentica le tue ansie e le tue paure: alzati e impegnati per diffondere la tua luce tutt’intorno. Soltanto i ciechi non potranno scorgere il tuo splendore, tutti gli altri ne resteranno affascinati”.
Marco, è poco più di un anno che sei entrato nella famiglia ENAC, anno in cui ti sei occupato soprattutto dei corsi di formazione per il personale delle scuole canossiane. Come ti sei sentito in questa nuova veste, da progettista quale sei?
Mi sono sempre occupato di sociale e di categorie svantaggiate, in Italia e all’estero. Supportare gli insegnanti nello sviluppo delle proprie skills, in particolare quelle soft, quelle più relazionali ed empatiche, è per me motivo di appassionamento e di crescita professionale in quanto sono operatori che a loro volta si interfacciano direttamente con forme più o meno profonde di “svantaggio”. Non è più un ruolo di mediazione diretta e compartecipata ma diventa un’azione di secondo livello per creare le migliori condizioni necessarie affinché i docenti possano esprimere le proprie competenze per scoprire talenti, anche laddove si vedano soltanto difficoltà (dell’apprendimento, del calcolo, della dizione…). Gli insegnanti sono molto spesso i primi educatori di una società, specialmente in presenza di famiglie disgregate o multi-famiglie dove i giovani “adulti” hanno molteplici riferimenti senza esserne punti fermi. Quest’aspetto accresce il mio senso di responsabilità.
Per te la formazione è stato scoprire un nuovo mondo: qual è l’aspetto che ti è piaciuto di più? E quello che ti è piaciuto meno?
Provengo da una famiglia di insegnanti pertanto ho sempre respirato “scuola” a casa e nelle conversazioni serali. Per studi e interessi mi sono dedicato al sociale e a contesti dal forte impatto sfidante e con un respiro internazionale, questo in parte mi manca. D’altro canto apprezzo l’ampissimo parterre che il mondo canossiano mi sta mettendo a disposizione presentandomi persone di altissimo profilo e di indubbia qualità professionale. Ho molto da imparare da questi incontri e dalla missione di Maddalena, che di sfide ne ha vinte tantissime!
Se pensi ai partecipanti, quale credi sia la loro opinione sull’offerta che diamo loro?
Non posso dire molto in un anno di lavoro e non ho l’esperienza per confrontare ENAC con altri enti di formazione e con la loro offerta formativa. Ritengo che ENAC faccia il possibile per tenere in considerazione alcuni parametri fondamentali della formazione:
I principi canossiani e il ruolo dell’educatore/ educazione all’interno degli Istituti;
La contemporaneità dell’offerta formativa con il contesto attuale che sta vivendo l’istruzione e la formazione in Italia e, grazie alla rete di stakeholder europei, anche fuori dai confini nazionali;
L’innovazione formativa, con un’attenzione particolare all’evoluzione della scuola nel contesto legislativo e sociale italiano, favorendo formazioni dedicate e tailor made per categorie specifiche all’interno della scuola e dei centri di formazione professionale (dirigenti, coordinatori, amministrativi e personale non docente).
Da queste premesse e dai questionari di gradimento che riceviamo al termine di ogni corso è riscontrabile un buon apprezzamento della nostra offerta formativa da parte dei discenti. Qualche problema legato alla formazione a distanza, ma questo è inevitabile.
Sicuramente la gravi crisi pandemica non ha favorito il rapporto diretto e costante con le sedi e con il personale ivi impiegato; sarà mio compito riprendere e rafforzare le relazioni.
Ci sono dei corsi specifici che ti piacerebbe proporre loro in futuro?
In generale sono molto attratto da formazioni che riguardano l’aumento delle performance delle capacità cognitive individuali (corsi di memorizzazione rapida, competenze socio-emotive, mind-mapping, l’uso delle frequenze per la metaconoscenza, ecc.). Credo che utilizziamo molto poco del nostro intelletto e si potrebbe far di più. Apprezzo il mantenimento di un certo grado di creatività e visualizzazione (…di un mondo più in connessione con la natura e con il Divino) anche all’interno di mansioni e/o attività tecniche come quelle che svolgo. Mi piace l’approccio montessoriano nell’educazione e, da padre, vorrei che i bambini venissero spronati ad esprimere i loro talenti, anche se questi sono lontani da programmi ministeriali o format educativi prestabiliti. Gli insegnanti in questo fanno la differenza. Educare, nell’etimologia della sua parola, significa “tirare fuori” e mi piacerebbe proporre corsi per sviluppare ancor più queste competenze nel corpo docenti canossiano, che già è molto preparato. Mi riprometto in futuro di ascoltare sempre più i bisogni delle nostre realtà educative e trarre insegnamento dai loro approcci per favorire un’offerta formativa sempre più attinente al loro modo di concepire l’educazione e la formazione. In futuro, per migliorare l’offerta formativa, ENAC sta ideando un nuovo catalogo corsi e un database formatori di alto profilo.
Cosa ci dici della formazione a distanza? Quali sono, secondo te, le maggiori differenze con la formazione in presenza?
Inizio con un pro: possiamo proporre i top formatori a qualsiasi realtà educativa indipendentemente dalla distanza e dalla logistica. Questo accresce moltissimo la qualità formativa. Viene però meno tutta la comunicazione non verbale e la “potenza” del gruppo, l’energia che essa sprigiona, il confronto coi colleghi su tematiche “altre” e quella connessione naturale tra le persone che si crea spontaneamente in un ambiente con molte identità e valori. Mi chiedo, tuttavia, cos’è meglio tra la formazione a distanza e la non-formazione? La domanda è sarcastica, pertanto accolgo favorevolmente la formazione a distanza come una grande opportunità contraria all’apatia del sapere che si sarebbe potuta creare senza questo importante strumento.
Per noi che progettiamo, organizziamo, monitoriamo e rendicontiamo i corsi la modalità a distanza ha aumentato la mole di lavoro ed il processo di “tecnicizzazione” del nostro operato.
Una richiesta che faresti all’ente finanziatore?
(Ride) L’informatica dovrebbe essere al servizio dell’uomo per favorire e velocizzare i processi lavorativi. Con il nostro donor è così solo in parte. Quindi, la prima cosa che chiederei è una rivalutazione della piattaforma digitale per eliminare ripetizioni e l’inserimento di dati già più volte introdotti. D’altro canto, ho trovato moltissima disponibilità e una grande dedizioni nei confronti di noi enti attuatori. Merito anche del curriculum che ENAC si è creato in questi anni di lavoro dovuta alla professionalità dei miei colleghi.
10 ottobre 2020: 170 anni di presenza canossiana sul territorio di Legnano
Ad inizio 2020 era stata costituita una commissione incaricata di preparare un canovaccio di festeggiamenti per l’evento, ma la pandemia ha poi bloccato il progetto destabilizzando un po’ tutti.
A settembre il corpo docente della Scuola Primaria “Barbara Melzi” ha affrontato l’avvio dell’anno scolastico con la gioia di poter avere a scuola gli alunni in presenza, imparando tutti insieme a convivere con la pandemia.
Il percorso formativo di quest’anno ha portato gli insegnanti a immaginare la scuola come una finestra aperta sul mondo; un luogo dove, guardando il passato carico di esperienze, si impara a vivere il presente e ad immaginare il futuro.
A termine dell’anno scolastico c’è stata la possibilità di festeggiare tutti insieme: martedì 1 giugno, Il vescovo di Milano Mario Delpini ha celebrato una messa nel parco dell’Istituto, per i 170 anni di presenza della Comunità delle madri canossiane a Legnano.
Nell’omelia è stata ricordata Barbara Melzi, figura che ha seminato attraverso l’insegnamento il messaggio di attenzione verso i giovani; Serva dei poveri e dei bisognosi>>, così è stata definita dall’arcivescovo Delpini.
Intervista a Maria Rosaria, referente per la formazione nella Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale delle scuole e dei centri canossiani, collaborando con i coordinatori per la buona riuscita degli interventi. Per la Scuola dell’Infanzia “Maddalena di Canossa” di Potenza sei tu a seguire questo piano di crescita. Cosa ne pensi di questo tuo ruolo?
Nel lontano anno scolastico 2014/15 mi è stato conferito l’incarico di Coordinatrice Didattica nella Scuola dell’Infanzia. Considerando che per la prima volta svolgevo ufficialmente questo incarico, devo ammettere di aver avuto, in un primo momento, dei timori legati alla responsabilità che andavo ad assumermi, ma al contempo, constatavo fiducia e stima dei Superiori verso la mia persona.
Se pensi all’evoluzione negli anni, in termini di bisogni e risposte, come valuti l’offerta?
L’offerta formativa proposta da ENAC in questi anni mi ha dato la possibilità di conoscere altre realtà educative e di instaurare con esse una positiva collaborazione. I contenuti trasmessi, l’interscambio delle esperienze e i rapporti instaurati personalmente hanno favorito una ricaduta positiva sulla realtà didattica da me coordinata.
Pensando all’organizzazione, quali sono state, secondo te, le maggiori criticità?
L’unica criticità che sento di esprimere è legata unicamente alla distanza chilometrica, per quanto riguarda le giornate del Seminario di Venezia. La valenza dei contenuti, l’unicità delle proposte, lo spessore dei relatori, l’ineccepibile organizzazione, insieme alla magnifica cornice veneziana, permettono però di superare la fatica del viaggio.
Qual è il corso che ricordi più positivamente?
Ogni seminario residenziale organizzato da ENAC ha favorito, nelle proprie specificità, una mia crescita personale e professionale permettendomi di condividere le indicazioni ricevute e l’esperienza vissuta con le mie colleghe.
Cosa vorresti chiedere per i prossimi anni?
Considerata la grande validità dei seminari, sento di esprimere una richiesta (già segnalata nei questionari valutativi a fine corso) di permettere la partecipazione a più docenti ai corsi residenziali, con una distinzione per grado di scuola.
Intervista a Ettore e Donatella: passato e presente della formazione canossiana
Da tanti anni ENAC organizza la formazione per il personale che opera nelle scuole e nei centri canossiani, cercando di rispondere ai loro bisogni e talvolta di anticiparli. Ettore e Donatella, in qualche modo voi rappresentate il passato e il presente della formazione per il personale. Se vi guardate indietro, come descrivereste questo percorso?
Ettore: La formazione del personale delle scuole e degli enti di formazione canossiani è sempre stata per ENAC una priorità. Naturalmente la difficoltà consisteva nel reperire risorse adeguate allo scopo, per non pesare sulle singole realtà.
Per questo la scelta dell’Istituto Canossiano in Italia di far aderire nel 2005 tutti i suoi Enti al nascente Fondo interprofessionale Enti Religiosi (FOND.E.R.) promosso da AGIDAE (Associazione Gestori Istituti Dipendenti Dall’Autorità Ecclesiastica) e CGIL-CISL-UIL con il “placet” della C.E.I. è stata vincente, poiché ha permesso ad ENAC sin dal 2006 di promuovere la cultura della Formazione Continua del personale e finanziare Piani Formativi rivolti ai lavoratori sia laici che religiosi degli Enti/Istituti aderenti.
Donatella: È stato un percorso continuo durante il quale abbiamo sempre cercato di coniugare la sostenibilità economica con il fabbisogno formativo, rispondendo alle più variegate esigenze, da quelle strategiche indicate dall’Istituto Canossiano a quelle che rispondono alle necessità dalle singole sedi, includendo anche temi generali che riguardano tutti quale ad esempio l’adeguamento alla nuova normativa sulla privacy.
Cos’è cambiato negli anni? Quali sono state le maggiori difficoltà
Ettore: Quello che è cambiato negli anni non è certo il valore della formazione, ma la necessità di uscire dagli stereotipi per adeguarla alle reali esigenze di un mondo, come quello dell’istruzione e della formazione, in continua evoluzione e profondo cambiamento.
La difficoltà maggiore, se così vogliamo chiamarla, è stata quella di corrispondere alle esigenze di una realtà educativa come quella canossiana diffusa su un territorio molto vasto, dalla Sicilia al Trentino, e costituito da istituzioni che vanno dalla piccola scuola dell’infanzia di paese al grande plesso scolastico comprendente tutti gli ordini di scuola. A questo si è aggiunto il fatto di dover creare e sostenere un’idea di formazione non come scelta sporadica o frammentata, ma come scelta strategica e di continuità per ogni tipo di realtà educativa.
Donatella: Il tutta Italia contiamo circa 80 sedi, con caratteristiche diverse per tipologia e dimensione, per un totale di circa 1500 dipendenti. Siamo partiti nel 2006 con i piani formativi nazionali annuali; al tempo contavamo 6/10 progetti realizzati in comune tra più sedi e rivolti principalmente a chi aveva un ruolo di direzione e coordinamento. Dopo qualche anno siamo arrivati ad una ventina di progetti realizzati nelle singole sedi; oggi ci aggiriamo sui 40 progetti annui che coinvolgono tutto il personale docente e, a seconda delle tematiche, anche quello non docente. Questi sono i numeri dei progetti riguardanti l’ambito strettamente educativo-didattico, poi c’è tutta la formazione che riguarda la sicurezza sul lavoro. Non sono solo dati statistici, significa che crediamo nella formazione del personale come risorsa per affrontare un mondo in continua trasformazione e per questo abbiamo sempre incentivato le nostre sedi a partecipare. Significa che anche noi siamo cresciuti e abbiamo ottimizzato le nostre risorse per rispondere sempre di più alle richieste delle nostre sedi.
Le difficoltà fanno parte di ogni cosa. Sicuramente le incombenze burocratiche ed il rispetto di tutti i vincoli, trattandosi di progetti finanziati, sono lo scoglio maggiore. Anche le normative continuano a cambiare e bisogna tenersi al passo. E poi combinare le tempistiche della formazione con il calendario e gli impegni scolastici non è sempre facile. Per questo ci sono mesi relativamente “tranquilli” e mesi in cui a fatica riusciamo a realizzare tutto. Ma la sfida maggiore è sicuramente il ricercare proposte innovative, stimolanti e coinvolgenti, per una scuola attenta alle trasformazioni della società, ma sempre fedele a quello stile canossiano che la caratterizza.
E le più grandi soddisfazioni?
Ettore: La più grande soddisfazione è sicuramente quella che i piani formativi presentati annualmente a FOND.E.R da ENAC, a nome degli Enti giuridici canossiani, sono sempre risultati approvati dal 2006 ad oggi con punteggi in graduatoria significativi, a testimonianza della qualità della nostra progettazione, sia di contenuto che di organizzazione.
Donatella: Sicuramente, come dice Ettore, il fatto che ad oggi tutti i piani presentati siano stati approvati è una bella soddisfazione, frutto comunque di un lavoro di squadra. E poi la gestione, che non è da meno: abbiamo un tasso di tagli in rendicontazione inferiore allo 0,5%, praticamente nullo: vuol dire una gestione attenta e oculata!
Ma anche – e soprattutto – quando riceviamo profondi e sinceri ringraziamenti per il nostro lavoro è una piccola grande soddisfazione!
Cosa significa per voi poter offrire gli strumenti necessari a chi lavora nelle scuole e nei centri associati ad ENAC?
Donatella: Dare un servizio importante per formare i giovani di oggi, il nostro futuro! Saranno sicuramente nativi digitali (e su questo hanno di che insegnare ai docenti stessi!), ma bisognosi di valori e di una “formazione alla vita”, per usare le parole di S. Maddalena, che solo persone adeguatamente preparate sono in grado di trasmettere.
Ettore: La domanda richiederebbe una lunga risposta! In breve possiamo dire che offrire tale possibilità ai nostri associati non solo rientra tra le finalità principali di ENAC, ma che contribuire al miglioramento dell’offerta formativa delle nostre scuole e degli enti di formazione canossiani per il tramite della formazione dei docenti significa corrispondere alla richiesta di migliaia di famiglie che liberamente decidono di affidarci l’educazione e la formazione dei loro figli, cioè una grande responsabilità!
Ettore, sei in pensione da poco più di un anno, ma ogni tanto ci offri ancora il tuo prezioso aiuto e ci fai dono della tua esperienza. Cosa ti lega così tanto ad ENAC e al ruolo che hai ricoperto così a lungo?
Fondamentalmente due motivi: in primo luogo il fatto di credere fortemente nella libertà di educazione, cioè nella possibilità che una famiglia possa scegliere per i propri figli – e sarebbe bello senza dover pagare rette aggiuntive – dove e come educarli secondo le sue convinzioni; e questo è reso possibile nel sistema scolastico canossiano, pur con tutte le difficoltà del caso, che ENAC ha accompagnato e sostenuto in tutti questi anni.
In secondo luogo perché ENAC ha rappresentato per la mia persona non solo un luogo di lavoro dove svolgere un ruolo, ma una famiglia di amici che condividono degli ideali e collaborano con passione per realizzarli fino al punto che l’esito finale è patrimonio comune.
Donatella, in quest’anno appena passato anche la nostra formazione si è trasferita online: com’è stato il passaggio?
È stata una sfida e, a dir la verità, ogni sessione online lo è ancora! Siamo partiti di punto in bianco e per me è stato abbastanza stressante dover risolvere ogni giorno problemi tecnici, con il timore che l’attività non venisse registrata correttamente.
La difficoltà non è stata tanto nello scegliere lo strumento da utilizzare, quanto “formare” e abituare i nostri utenti al corretto utilizzo. A maggio dello scorso anno, dopo praticamente due mesi in cui le nostre attività formative si erano completamente fermate, vista l’opportunità, siamo ripartiti con la formazione sincrona in videoconferenza. Essendo tutti i nostri corsi finanziati dovevamo attenerci a certi requisiti dettati dagli enti finanziatori per la tracciabilità delle presenze. Fortunatamente avevamo già a disposizione due delle piattaforme più gettonate, Google Meet e Microsoft Teams, che utilizzavamo per le nostre riunioni da appena due mesi, essendo in smart working. Dopo qualche prova tecnica, la scelta è ricaduta naturalmente su quella che rispettava tutti i requisiti. Il punto cruciale, con cui purtroppo ancora oggi ci scontriamo, è rappresentato proprio dall’aspetto informatico. Da un lato ci sono problemi tecnici oggettivi (pc vecchio e non compatibile, connessione instabile, ecc.) su cui non possiamo intervenire, dall’altro ci sono persone che talvolta non hanno dimestichezza con il PC, e cercare di gestire il tutto a distanza, per farle accedere correttamente, identificare ogni singolo partecipante e garantire la tracciabilità della presenza, è difficile.
Poi la formazione in videoconferenza ha di per sé dei limiti peculiari: il non potersi vedere e non poter vedere le reazioni degli ascoltatori, non poter realizzare certi tipi di attività come i lavoro di gruppo, i role playing, e anche un po’ di soggezione di fronte alla webcam! Per questo motivo alcuni corsi non sono realizzabili online e attendiamo di poterli fare in presenza. Oltre ai problemi però devo dire che un aspetto positivo c’è stato, cosa che non mi sarei mai aspettata. La formazione online secondo me ci ha avvicinato di più alle nostre realtà, nel senso che prima non sempre eravamo presenti in aula a conoscere il formatore ed il gruppo classe, che è il personale delle nostre scuole. Invece, con questa modalità, abbiamo la possibilità di seguire da vicino la lezione e valutare personalmente l’andamento del corso, l’efficacia, l’interesse e accogliere le eventuali richieste.
Ma anche le riunioni diventano per certi versi più facili da realizzare, azzerando gli spostamenti si trova anche più tempo per incontrarsi. Oggi, dopo un anno, siamo ben rodati, la formazione sta proseguendo online garantendo la qualità e l’efficacia didattica, ma ciò che credo sia mancato a tutti l’anno scorso (e anche quest’anno sarà così, purtroppo) è l’annuale appuntamento con il Seminario Nazionale di Venezia, un seminario tematico residenziale di 3 giorni a cui partecipano un centinaio di persone di tutte le nostre realtà. È mancato non tanto per l’aspetto puramente formativo, che stiamo assicurando con gli incontri online, ma proprio per l’aspetto umano e relazionale di condivisione che lo caratterizza. Il rivedersi e scambiarsi idee, anche fuori dall’aula, far nascere collaborazioni e sinergie, ma soprattutto conoscersi dal punto di vista personale.
Parliamo di futuro: come vedete la formazione in prospettiva? Come potrebbe migliorare, secondo voi, la nostra offerta?
Ettore: Anche qui ci sarebbero molte cose da dire!
Fondamentalmente, come abbiamo tentato di dire in una recente riunione online a gennaio, riteniamo di grande importanza una più stretta collaborazione con le singole scuole e enti di formazione sia nella fase ideativa che in quella progettuale in modo che la risposta formativa sia sempre più corrispondente alla domanda. Inoltre è molto importante valorizzare la possibilità di fare “rete” tra i nostri enti, facendo valere certo non solo la quantità, ma anche la qualità della nostra proposta formativa.
Per ultimo, di fronte all’emergenza educativa di cui tanto si parla, forse occorrono risposte nuove in senso creativo che hanno anche bisogno di luoghi di pensiero e riflessione.
Grazie a entrambi per questa lunga e coinvolgente testimonianza!
Stage 2021: CMC non si ferma! Le aziende vengono a scuola
L’1 Febbraio sono cominciati gli stage al CMC in una modalità nuova: 33 ragazzi hanno incontrato i titolari e tutor aziendali delle 5 aziende partner, ognuna delle quali ha proposto un progetto nel quale i ragazzi potessero offrire un servizio di studio del prodotto e realizzazione di prototipi specifici.
Il periodo di lavoro in contesto scolastico è durato 9 settimane (febbraio e marzo) in cui i ragazzi per otto ore al giorno hanno utilizzato i laboratori della scuola per svolgere le attività concordate con l’azienda. Gli insegnanti sono stati presenti come supervisori ma i ragazzi sono stati autonomi e si sono interfacciati direttamente con i tutor aziendali i quali, settimanalmente, si sono presentati a scuola per vedere il lavoro svolto, dare un feedback ai ragazzi, e concordare le attività degli step successivi.
Racconta il direttore Michele Filippini: “I ragazzi di quarta solitamente svolgevano il proprio stage a Milano, Verona, Roma, Venezia oppure a Londra, Bristol, Brighton, Berlino quindi con un carattere nazionale ed internazionale” e aggiunge: “Quest’anno le cose sono cambiate molto ma nonostante questo ci siamo voluti porre nuove sfide e nuovi obiettivi.”
Giuliana Malacarne, coordinatrice degli stage da 6 anni, racconta che in un periodo così critico il Centromoda è riuscito a trovare la collaborazione con le aziende ed attivare lo stage a scuolaper tre ragioni:
la scuola è attrezzata con ampi laboratori forniti di macchine industrialie ogni tipo di strumentazione, per cui i ragazzi possono svolgere le attività come se fossero in azienda.
la scuola collabora da anni con numerose aziende del territorio e non, e la partnership è consolidata e stabile.
con le aziende “nuove” c’è stata comunque la possibilità di attivare dei progetti perché la scuola è conosciuta e ha una buona fama sul territorio, sono apprezzate le competenze che ragazzi e ragazze sviluppano frequentando il CMC.
LE AZIENDE PARTNER DEL CMC
Le aziende con cui abbiamo deciso di attivare l’esperienza di stage in contesto scolastico sono cinque:
AUDACES: un’azienda con sede a Rovereto che opera a livello internazionale e che sviluppa software per la modellazione digitale. Nel primo periodo i ragazzi hanno imparato a utilizzare questo software che è servito poi per creare dei modelli per l’azienda Curvass.
CURVASS: un’azienda trentina che produce abbigliamento sportivo, i ragazzi hanno ideato una linea di abbigliamento outdoor e sportivo e realizzato i prototipi.
INCONTRO: un negozio rinomato nella città di Trento. La richiesta dell’azienda è stata quella di progettare una Capsule collection e anche in questo caso i ragazzi hanno realizzato i prototipi di tutta la collezione.
UNICEF: in questo periodo di Covid Unicef si è trovato in difficoltà per la realizzazione delle Pigotte per cui la scuola ha accettato l’offerta: i ragazzi hanno cucito queste bambole, progettato e realizzato gli abiti e i cartamodelli delle Pigotte e creato un processo di produzione riproducibile in futuro. “Adottando una Pigotta si salva una vita” ci sembrava un progetto con un importante scopo umanitario. La collaborazione è stata anche con il liceo di Moena che si occupa di dipingere a mano i volti delle Pigotte.
NOJOLIA: un’azienda di Riva del Garda che porta avanti una filosofia importante: sostiene che non siano le persone a doversi adattare alle taglie degli abiti ma che siano gli abiti a doversi adattare alla conformazione della persona e tutto questo da realizzare con materiale ecosostenibile. I ragazzi hanno ideato e realizzato anche in questo caso una capsule collection per abiti dedicati allo yoga.
Giuliana Malacarne, coordinatrice degli stage, dice ai ragazzi: “Davanti alle difficoltà abbiamo la possibilità di non fermarci e di dare il meglio di noi stessi” e, rivolgendosi a loro, aggiunge: “Noi ci abbiamo messo il massimo per organizzare al meglio queste attività, auguro anche a voi di dare il massimo affinché questa esperienza possa essere ricca e fruttuosa”.
La Bellezza che salva: la moda a servizio dei malati
I ragazzi del Centromoda Canossa di Trento (CMC) sono stati coinvolti con entusiasmo nel progetto proposto dal Centro Servizi Volontariato di Trento (CSV) nel quale sono stati chiamati a mettere a disposizione il loro talento per progettare e realizzare prodotti rispondenti alle esigenze di utenti malati di cancro in età adolesceza per LILT (Lega per la Lotta contro i Tumori) e malati terminali per Hospice Trento.
Sono nate così felpe con dotazioni particolari, sacche e borselli decorati per contenere dispositivi per la somministrazione continua dei farmaci, accessori porta drenaggi o porta urine, cuscini con colori e stampe vivaci per decorare gli ambienti degli hospice.
“Uno dei pilastri del nostro progetto educativo al CMC è la promozione delle persone, ossia promuovere i talenti, quelli che ognuno porta in sé affinché attivati e valorizzati diventino un bene e un ‘valore sociale’ per tutti” dice Madre Daniela, Madre superiora della Comunità di Trento.
Inizialmente gli operatori di LILT e Hospice hanno formato i ragazzi sulle prove che gli utenti malati affrontano e sui loro bisogni concreti per progettare cose realmente utili, ma hanno anche testimoniato che nel momento della prova la persona ha il desiderio di vivere intensamente la propria vita e non essere inghiottita dal male perciò i volontari e chi le sta vicino fanno esperienza di una vitalità estrema, del valore di ogni istante, del combattere, del non piangersi addosso, della possibilità di vivere la possibilità e non il limite. Questa è una lezione per la nostra quotidianità anche se non abbiamo una malattia.
“La bellezza che salva” perché indossare un capo che fa sentire bene, che ha i colori giusti, può aiutare chi lo indossa a trovare il coraggio di affrontare la propria prova quotidiana come la malattia. “La bellezza rincuora, rigenera, genera speranza. Noi al CMC speriamo di essere generatori di bellezza e di bene per tutti” racconta Caterina Cioppi, referente del progetto al Centromoda Canossa.
Un aspetto molto bello e fruttuoso di questo progetto è la collaborazione tra più istituti: il liceo Vittoria di Trento ha disegnato le stampe in cromoterapia che Artigianelli di Trento ha stampato su tessuto di cotone 100% così che ad aprile i ragazzi del Centromoda Canossa potranno realizzare i prodotti per i quali sarà editata un’etichetta apposita. In tutto sono stati coinvolti più di 60 ragazzi. L’obiettivo è donare i prodotti a Lilt e Hospice perché gli utenti possano davvero utilizzarli. Inoltre le associazioni hanno il desiderio di individuare i prodotti migliori e farli riprodurre perché arrivino a un numero maggiore di persone.
Ma il cuore del progetto è lasciare un segno nei nostri ragazzi: sulla dignità di ogni momento della vita, anche nel momento della prova, sul valore delle nostre persone, sul bene che possiamo generare mettendoci a disposizione e cooperando insieme sul bene che riceviamo, dal mettere il nostro lavoro a disposizione che ci fa essere più felici come persone e come professionisti.
Dalla IeFP ai licei, il mondo Canossiano accreditato Erasmus
Dopo l’ottenimento della Carta VET avvenuto nel 2018, ENAC ha visto confermato l’accreditamento Erasmus per la Formazione Professionale anche per la programmazione 2021-2027.
Gli enti accreditati hanno la possibilità di presentare ogni anno progetti di mobilità in maniera agevolata, tramite dei form semplificati. Rispetto al passato i numeri sono tuttavia aumentati: a fronte delle 451 domande pervenute, sono, infatti, stati accreditati 257 enti italiani, contro i 53 accreditati nel periodo tra il 2015 e il 2019, numeri che fanno pensare che non sarà più tanto facile accedere ai fondi europei, nonostante l’accreditamento.
Se da una parte si attende dunque il nuovo programma e la prima call per saperne di più, dall’altra arriva un’altra ottima notizia, ovvero quella dell’accreditamento delle scuole canossiane.
L’accreditamento Erasmus per il settore scuola è una novità del settennato 2021-2027 a cui ENAC e le scuole canossiane hanno voluto rispondere. Dopo le prime esperienze dei licei di Alternanza Scuola Lavoro all’estero attraverso borse di mobilità del settore VET (poi saltate a causa del COVID) si è, infatti, voluto continuare su questo percorso e si è presentata una domanda di accreditamento specifica per il mondo scuola, domanda accolta con un punteggio di 92/100. In questo caso le domande in Italia sono state 478, 287 delle quali sono state accettate.
Per le nostre scuole la domanda è stata presentata, con il supporto di ENAC, dalla Casa Primaria di Brescia e, più precisamente, dal Canossa Campus, che opererà dunque come coordinatore di consorzio. Le borse di mobilità, infatti, saranno per tutte le scuole secondarie di secondo grado canossiane con l’obiettivo di ampliare poi i beneficiari includendo studenti e personale anche di tutte le altre scuole canossiane. Potenzialmente potranno infatti beneficiare dell’accreditamento anche staff e utenza delle 22 scuole dell’infanzia, 21 scuole primarie e 10 scuole secondarie di primo grado.
Come per la Formazione Professionale, anche per la scuola si attende la pubblicazione del nuovo programma Erasmus e delle prime call. Intanto si prosegue con i progetti dei mobilità già approvati durante la scorsa programmazione e che andranno avanti fino a luglio 2022.
Una intera settimana di scuola per imparare qualche segreto della professione giornalistica. Da lunedì 8 a venerdì 12 marzo due classi del Liceo Scienze Umane dell’Istituto Canossiano di Feltre (BL), negli ultimi giorni in presenza a scuola, hanno sospeso le lezioni per collegarsi con Roma.
La scuola ha aderito al corso “ Making news” proposto dall’Associazione I.M.U.N. (Italian model United Nation), una ONG associata al dipartimento di Global Communication delle Nazioni Unite che, a causa della pandemia, ha mutato la sua offerta in un “viaggio on line” all’interno del giornalismo.
Il progetto di didattica digitale integrata ha introdotto gli studenti nella storia e struttura di un giornale, nella costruzione di una notizia aiutando a conoscere le fonti e smascherare le fake news, spingendosi anche al giornalismo televisivo o a conoscere la deontologia professionale dei comunicatori. Le classi III e IV Scienze Umane al mattino hanno assistito a 20 ore di spiegazioni e poi 10 ore in back office per svolgere lavori di gruppo sotto la sorveglianza della docente Martina Regis. Ad esempio hanno raccolto documentazione per lanci di agenzia sulla vicenda Patrick Zaki, hanno svelato le bufale in rete sui danni derivanti dall’uso delle mascherine, hanno costruito reportage televisivi sugli attentati di Nizza.
La scuola ha deciso di proporre il corso e sostenere le spese di iscrizione per vivacizzare il lavoro scolastico specie durante questo periodo in cui gli studenti sono preoccupati e demotivati. Essendo un’attività parzialmente “pratica” Making News sostituisce i tradizionali tirocini (ex Alternanza scuola Lavoro) che è stato preferibile non attivare in tempi di diffusione del Corona-Virus. Gli incontri di Making News potranno aiutare gli alunni a diventare più abili nella scrittura e nell’informarsi in maniera critica, per una cittadinanza responsabile e attiva, aiutare a riconoscere delle notizie non documentate e anche fare da orientamento verso un possibile lavoro nella comunicazione. È stato utile anche stimolare la capacità di lavorare in gruppo e imparare ad apprendere da un docente tutor a distanza, modalità sempre più presente oggigiorno anche nell’insegnamento universitario e nel mondo del lavoro.